Conosciamo la capacità di Ozon di destreggiarsi tra artifici e teatralità (Peter von Kant, Mon crime). In Sotto le foglie ci ricorda quanto è a suo agio anche con la sobrietà. Il film comincia come una storia familiare. La pensionata Michelle (Vincent) si prepara ad accogliere la figlia (Sagnier) e il nipote, di cui dovrà prendersi cura in un periodo di vacanza nella sua confortevole casa di campagna. Per sbaglio prepara un piatto con dei funghi velenosi e la figlia la accusa di averlo fatto di proposito. È stato davvero un incidente? Di certo è un presagio perché in questo thriller psicologico velenoso e sentimentale qualcuno sarà ucciso. Parte del fascino del film è proprio nella confusione che genera, anche perché difende l’umanità dei suoi personaggi fino all’ultimo, senza esprimere giudizi. Un enigma che trova forza nelle ellissi, costringendoci a mettere tutto in discussione, e offre anche uno sguardo meraviglioso sulla vecchiaia e sulle metamorfosi che può provocare.
Hélène Marzolf, Télérama

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Questo articolo è uscito sul numero 1609 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati