La cultura cubana comincia a est e si sposta a ovest. O almeno così recita una citazione contenuta nel libretto di 124 pagine che accompagna Changüí. The sound of Guantánamo, un cofanetto di tre dischi che celebra un genere musicale dell’isola sconosciuto alla maggior parte degli ascoltatori stranieri. La raccolta contiene 51 tracce, registrate dal giornalista Gianluca Tramontana nella zona che si trova lungo la strada di duecento chilometri tra la città costiera di Baracoa e la zona montuosa di Yateras, vicino a Guantánamo. Tramontana è un conduttore radiofonico nato in Italia, ma vive a New York. Non si ricorda dove ha incontrato per la prima volta il changüí, sa solo che l’ha ascoltato spesso quando era sull’isola. “L’Avana è il volto di Cuba, ma le cose più pure vengono dalla regione orientale del paese”, racconta. Gli studiosi fanno risalire l’origine del changüí all’inizio dell’ottocento a Baracoa, dov’è nato il suo veicolo principale, la chitarra tres, ma gli abitanti di Yateras rivendicano la sua invenzione. Da qui il detto “se vuoi ballare il changüí, devi venire a Yateras”, il ritornello di un brano del gruppo El Guajiro y su Changüí che si ascolta nella compilation. Per le comunità rurali che vivono intorno alle piantagioni di Guantánamo, il changüí non è solo uno stile di musica e danza. È una festa che comincia il venerdì sera alla fine della settimana lavorativa e dura fino al lunedì mattina.
Raphael Helfand, Bandcamp Daily
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Questo articolo è uscito sul numero 1424 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati