Il 24 maggio Fiame Naomi Mata’afa (al centro), leader del partito Fast, vincitore alle elezioni di aprile nell’arcipelago del Pacifico, ha dovuto giurare come prima ministra sotto una tenda allestita fuori del parlamento. Lo Human rights protection party (Hrpp) del premier uscente Tuilaepa Sailele Malielegaoi, che ha guidato il paese per 22 anni, non riconosce la sconfitta e i suoi deputati hanno bloccato l’ingresso al parlamento. Con Mata’afa al governo finiranno i rapporti privilegiati delle Samoa con Pechino, scrive il South China Morning Post. Mata’afa ha promesso di bloccare la costruzione di un porto da 100 milioni di dollari finanziato dalla Cina, definendolo un progetto non necessario per il paese già pesantemente indebitato con Pechino. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1411 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati