L’economia sudafricana è crollata ai livelli più bassi degli ultimi settantacinque anni. Milioni di sudafricani sono senza lavoro e soffrono la fame. Nel pieno della crisi, il ministro delle finanze Tito Mboweni ha imposto tagli drastici alla spesa pubblica, in particolare alla sanità, ai sussidi sociali e alla scuola.
All’inizio di marzo a Durban, sulla costa orientale, gli immigrati hanno subìto numerosi attacchi rivendicati dai veterani dell’Umkhonto we Sizwe (ai tempi della lotta contro l’apartheid era il braccio armato dell’African national congress, Anc) senza che nessuno sia stato punito. Negli stessi giorni a Johannesburg la polizia ha sparato uccidendo un uomo che era appena uscito dallo studio del medico e che si era ritrovato per caso in mezzo a una protesta studentesca. A Città del Capo il partito Democratic alliance (Da, centrodestra) chiede l’alleggerimento delle misure contro il covid perché ostacolano gli sfratti e danneggiano i proprietari di case.
Mentre la rete delle azioni legali gli si stringe attorno, l’ex presidente Jacob Zuma (che deve rispondere di numerose accuse di corruzione, frode e riciclaggio di denaro) cerca alleanze con i peggiori xenofobi, complottisti e cleptocrati. I veterani dell’Umkhonto we Sizwe hanno promesso di difendere l’ex presidente da ogni tentativo di arresto dopo che non si è presentato davanti alla commissione d’inchiesta creata per indagare sui suoi rapporti d’affari con i Gupta, una famiglia di ricchi imprenditori d’origine indiana.
In questo contesto, è particolarmente inquietante l’avvicinamento di Zuma a personaggi che alimentano l’intolleranza verso gli immigrati, come Mario Khumalo, leader del partito South African first. Come i populisti di destra del resto del mondo, Khumalo si presenta come un patriota, che non tollera le sciocchezze e pretende di dire le cose come stanno, sostenendo la solita grottesca teoria secondo cui la causa di problemi sociali come la disoccupazione sono gli stranieri. L’alleanza tra l’ala corrotta dell’Anc e i gruppi xenofobi attivi in rete e nelle piazze è un nuovo, inquietante sviluppo nella politica sudafricana. I loro sostenitori aderiscono a una versione violenta della mascolinità, alle teorie complottiste sul covid-19, hanno idee religiose estremiste e coltivano paranoie sui migranti africani e asiatici. Questi movimenti si presentano spesso come alternativi alla globalizzazione e alle crescenti disuguaglianze sociali, ma in pratica servono solo a favorire i ricchi, a spese dei lavoratori e della classe media.
Alleanze e progetti
La vicinanza politica e ideologica tra l’autoritarismo, la xenofobia e le lotte tra le varie fazioni dell’Anc potrebbero stabilire un pericoloso precedente. La violenza nelle piazze potrebbe diventare una nuova forma di politica extraparlamentare, che usa le aggressioni per cementare il potere e intimidire i dissidenti.
Nessuna delle fazioni dell’Anc ha oggi le capacità per trovare una via d’uscita da questa situazione. Non si può contare neanche sulla Democratic alliance, che si posiziona apertamente all’intersezione tra suprematismo bianco e capitale. Anche gli Economic freedom fighters di Julius Malema, da sempre caratterizzati dall’atteggiamento autoritario e discutibile dei suoi leader, sembrano alleati della fazione corrotta dell’Anc. La politica dei partiti nel suo complesso è l’espressione dei fallimenti degli ultimi venticinque anni e oggi non ha molto da offrire.
Costruire un’alternativa credibile di sinistra non è mai stato tanto urgente. Una sinistra capace di individuare una soluzione alla crisi dovrebbe radicarsi in quelle organizzazioni che hanno davvero un sostegno popolare, e basarsi su pratiche democratiche, rapportarsi alle persone che sono vittime della crisi sociale e politica e dialogare con chi la lotta la fa davvero, sul posto di lavoro, nelle comunità, nei campus universitari. Il sostegno che i sindacati della South African federation of trade unions hanno offerto alle proteste degli studenti dell’università del Witwatersrand di Johannesburg è un esempio. È necessario sostenere questo tipo di alleanze ovunque possibile. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1405 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati