Il 25 febbraio la Coinbase, la più importante borsa per lo scambio di criptovalute negli Stati Uniti, ha presentato una richiesta per la quotazione al Nasdaq. Fondata nel 2012, oggi l’azienda californiana ha 43 milioni di utenti individuali e nei documenti presentati alla Security and exchange commission (Sec), l’autorità di vigilanza della borsa statunitense, ha dichiarato di aver registrato nel 2020 un utile di 322,3 milioni di dollari su un fatturato di 1,3 miliardi, grazie soprattutto all’aumento del valore di bitcoin. Come spiega il New York Times, la Coinbase prevede un direct listing, la quotazione diretta, attraverso la quale – a differenza dell’initial public offering (ipo, offerta pubblica iniziale) – un’azienda offre ai mercati le proprie azioni senza passare per gli intermediari e senza emettere nuovi titoli. È una procedura che permette di raccogliere meno soldi, ma è più veloce e ha tempi più certi. L’azienda non ha rivelato quante azioni metterà sul mercato e a quale prezzo. Secondo il Financial Times, la quotazione potrebbe avvenire alla fine di marzo e potrebbe diventare una delle più grandi dell’anno, “una pietra miliare per un mercato emergente come quello delle criptovalute”. Alcuni esperti stimano che il valore della Coinbase possa superare i cento miliardi di dollari. Nelle ultime settimane l’azienda ha fatto dei sondaggi tra gli investitori proponendo il suo titolo: il prezzo di vendita è partito da 200 dollari per azione ed è aumentato fino a 373 dollari, una cifra che giustifica la stima di cento miliardi. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1399 di Internazionale, a pagina 95. Compra questo numero | Abbonati