Appena il cielo sbiadisce nel rosa, un ammasso di luce rimane sospeso nell’aria. È solo un inganno dell’occhio o è un raduno di stelle sulla riva? Il nuovo album di Cassandra Jenkins vive in questo preciso momento, sospeso tra il reale e l’irreale. La cantautrice newyorchese ripensa completamente il proprio suono, creando un’iridescente odissea folk jazz, arricchita da dettagli che danno le vertigini. In sole sette tracce, il disco sembra vasto e compiuto, come se ne contenesse il doppio. Grazie alla vocalità pura di Jenkins e alla produzione impeccabile di Josh Kaufman, ascoltare questo album è un’esperienza intima: i suoni, così precisi e pacati, solleticano la superficie del cervello, in una danza di piccoli impulsi elettrici. Le tastiere, il sax e le chitarre si confondono come amebe in moto perpetuo. La scrittura dell’artista è cerebrale, lavora tra la mente e il cuore ma questo intellettualismo non è mai fastidioso, anzi rivela gli sforzi per parlare dell’inspiegabile. An overview on phenomenal nature vive nel caos delle idee; le storie si accatastano l’una sull’altra, gli uccelli volano, i vecchi amici tornano sotto nuove forme e l’esistenza diventa un groviglio sconcertante. In qualche modo, nei sette minuti e nove secondi di The ramble, il finale dell’album, Jenkins riesce a districarlo. Kaelen Bell, Exclaim
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Questo articolo è uscito sul numero 1398 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati