In apparenza Heaux tales di Jazmine Sullivan potrebbe sembrare un progetto minore rispetto a qualsiasi delle precedenti uscite dell’artista rnb statunitense. Il primo motivo è abbastanza ovvio: dura solo 32 minuti. Il quarto lavoro della cantante di Filadelfia è abbastanza breve da essere classificato come un ep, anche se ha più sostanza di molti album che magari durano il doppio. Heaux tales inoltre è costruito con una tavolozza sonora apparentemente più semplice rispetto ai dischi precedenti, in particolare a Reality show del 2015, nel quale la scrittura delle canzoni era dinamica tanto quanto i ganci melodici erano immediati. Questo album invece è completo e ricco di sfumature. Incentrato su brevi storie spoken word pronunciate da diverse donne e ispirate a eventi reali, Heaux tales esplora la relazione tra sesso e potere. Jazmine Sullivan usa ogni storia come spunto e poi la amplifica con la sua voce. E canta cose che potrebbero sembrare sciocche nelle mani di un cantante meno talentuoso. Al disco forse manca un po’ il fascino commerciale che ha caratterizzato i precedenti lavori di Sullivan, ma questa è una testimonianza solida della sua capacità di raccontare storie.
Konstantinos Pappis,
Ourculture
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Questo articolo è uscito sul numero 1393 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati