Di solito i messaggi di papa Francesco hanno un impatto diverso tra i non cattolici e i cattolici, soprattutto dentro una chiesa in cui la parte conservatrice mostra grandi resistenze al suo pensiero e alla sua gestione. E questa probabilmente sarà anche la sorte della nuova enciclica, Fratelli tutti, la terza in otto anni di pontificato.

L’enciclica, simbolicamente firmata nella chiesa di san Francesco d’Assisi da cui Bergoglio ha preso il nome per dimostrare il suo impegno verso la povertà, è un testo molto politico. Contiene forti critiche al liberismo, alla globalizzazione sregolata, al consumismo, al populismo, alla mancanza di empatia verso i migranti e a quella che considera la tirannia della proprietà privata sul diritto ai beni comuni. “Terra, casa e lavoro per tutti”: è l’essenza di un testo che cerca di far luce sulle responsabilità delle crescenti disuguaglianze e che propone uno sguardo capace di includere tutti gli esseri umani. L’enciclica si scaglia contro i nazionalismi “esasperati, risentiti e aggressivi”. E afferma: “La storia sta dando segni di un ritorno all’indietro”.

In questi giorni le parole del papa risuonano con particolare intensità, perché danno voce a larghe fasce della popolazione che si sentono escluse e orfane di chi le difendeva. In un mondo in cui crescono i populismi, in cui si rafforzano leader nazionalisti poco attaccati alla democrazia, come Vladimir Putin o Recep Tayyip Erdoğan, e in cui il modello europeo è indebolito da potenze che avanzano senza curarsi dei diritti democratici, come la Cina, un discorso sugli eccessi di un sistema che produce “schiavi” dev’essere ben accolto. In fondo il papa è a capo di una comunità che conta più di un miliardo e trecento milioni di persone e le sue parole hanno valore.

L’enciclica lancia una sfida all’interno della chiesa stessa, dove i vertici oppongono resistenza al pensiero del papa, al suo desiderio di trasparenza e all’accordo raggiunto con la Cina, criticato dal segretario di stato statunitense Mike Pompeo nel suo recente viaggio a Roma. E rivela una lacuna riguardo alla disuguaglianza di genere, a causa di un linguaggio e di un contenuto esclusivamente maschili. Ma, anche con le sue mancanze e le difficoltà, c’è la volontà di rimettere l’essere umano al centro del dibattito. In un mondo che deve ripensare il suo modo di organizzarsi, è un contributo non da poco

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Questo articolo è uscito sul numero 1379 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati