Mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu firma accordi diplomatici che dovrebbero scongiurare il progetto di annessione della Palestina, la situazione sul campo è completamente diversa. In Cisgiordania infatti sta avvenendo una graduale e inarrestabile annessione di fatto. La commissione parlamentare israeliana per gli affari esteri e la difesa ha organizzato due incontri, il 29 luglio e il 18 agosto, dedicati a quella che è stata definita la “conquista palestinese dell’area C”. I partecipanti si sono lamentati che l’edilizia palestinese nel 61 per cento della Cisgiordania sta soffocando gli insediamenti israeliani e sabotando le possibilità di una loro ulteriore espansione. La realtà è esattamente il contrario.
Nei negoziati che portarono agli accordi di Oslo, la Cisgiordania fu divisa in tre settori: A, B, e C. I territori dell’area C furono sottoposti al controllo civile e di sicurezza israeliano, ma questa doveva essere una misura temporanea, finalizzata alla pianificazione di un graduale ritiro dell’esercito israeliano dalla zona. Una popolazione palestinese vive in quell’area da lunga data e conta su quelle terre.
Per i paesi occidentali (compresi gli Stati Uniti) e per quelli arabi che avevano sostenuto l’accordo, oltre che per i palestinesi e gli israeliani, era chiaro che l’area C doveva essere inclusa nello stato palestinese da creare accanto a Israele. Ma Israele non solo ha continuato a esercitare il suo controllo sulla zona, ha anche cercato costantemente, attraverso una burocrazia cinica e metodi militari, di ridurre il numero di palestinesi che ci vivevano, impedendo lo sviluppo e comportandosi come una potenza occupante.
Durante gli incontri della commissione per gli affari esteri e la difesa, alcuni parlamentari dei partiti Likud e Yamina (destra) insieme ai rappresentanti dei coloni, hanno dichiarato che l’evoluzione naturale del processo sarà che i palestinesi dovranno accontentarsi delle aree A e B, ovvero di non più del 39 per cento della Cisgiordania, con porzioni di territorio separate.
Né il covid-19 né il processo di Netanyahu né l’adesione di facciata agli accordi di pace con i palestinesi possono cancellare un fatto: questa “idea” di varie enclavi palestinesi è un incubo che sta diventando realtà sotto i nostri occhi. Non ha alcun legame con la soluzione dei due stati, che dovrebbe essere citata nell’accordo con gli Emirati Arabi Uniti. Quella che si concretizza è la visione dei coloni e alla fine renderà ufficialmente Israele uno stato di apartheid. ◆ ff
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Questo articolo è uscito sul numero 1376 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati