Sulla copertina del primo libro di Angelo Leonardo non c’è una fotografia e neanche il suo nome, ma il disegno fatto da un bambino, l’autoritratto di Diego, 9 anni. Una scelta insolita che rivela però un legame speciale con i soggetti protagonisti di Le monde ou rien, appena pubblicato dalla casa editrice Altana.
Angelo Leonardo ha trent’anni, è nato a Reggio Calabria, è cresciuto a Taranto e ha studiato giurisprudenza a Trento. A Milano è arrivato per provare a trasformare la passione per la fotografia in un lavoro e lì le manifestazioni del 2020 del movimento Black lives matter, nato negli Stati Uniti per rispondere al razzismo e alla brutalità della polizia, gli hanno offerto l’occasione per mettersi alla prova. Instagram ha giocato un ruolo fondamentale per farsi conoscere e soprattutto per connettersi con le ragazze e i ragazzi che aveva ritratto. Dopo le piazze alcuni di loro gli hanno chiesto di andare anche dove vivevano, alla periferia milanese, e di raccontarli. “Si è creato un rapporto privilegiato che poi mi ha consentito di tornare nel tempo tante altre volte”, dice il fotografo. “Da subito ho avvertito la potenza di questo tema – i giovani che abitano nelle periferie – e ho pensato che dovesse essere un progetto a lungo termine, sperando che mi avrebbe condotto alla realizzazione di un libro”. Nel corso di quattro anni il fotografo ha incontrato gli abitanti di zone come Barona, Quarto Oggiaro, Rozzano, Corvetto; ha stabilito dei veri contatti con situazioni difficili e storie, come appunto quella di Diego, che a scuola viene messo fuori dall’aula per la sua irrequietezza e in quei momenti i suoi sentimenti diventano disegni astratti e poi tele e opere che includono anche materiali di recupero.
Il titolo del libro è preso da una canzone del duo rap franco algerino PNL, popolare tra gli adolescenti delle banlieues francesi e anche tra quelli italiani che incontriamo in queste pagine. Altri riferimenti dichiarati sono L’odio, il film di Matthieu Kassovitz che a distanza di trent’anni continua a emanare una certa potenza iconografica nel racconto delle complessità della periferia. E poi c’è London youth, il libro di Derek Ridgers che raccoglie gli scatti realizzati dal 1978 al 1987 nelle strade, nei club e nei bar londinesi. Leonardo ha imparato anche da Weegee ad amare il bianco e nero, il contrasto, il flash che, a differenza del collega statunitense, qui usa per costruire un racconto partecipato dell’adolescenza e della periferia.
I volti e le pose, individuali o di gruppo , fanno parte di un gioco condiviso tra chi scatta e chi è ritratto, anzi di una messa in gioco, in cui a volte si finge di essere qualcun altro, altre si permette di mostrare la propria vulnerabilità. Le monde ou rien cattura l’energia esplosiva di una fase precisa dell’esistenza ma contiene anche una traccia inquietante, un rumore di fondo azionato dalla pesantezza, architettonica e concettuale, degli spazi in cui prendono vita queste foto. Ad affiancarle in questo viaggio ci sono solo le tele di Diego, che puntualizzano e rafforzano l’intenzione di Angelo Leonardo di esprimere prima di tutto un mondo interiore, un’inquietudine che lasci un segno narrativo più profondo e meno stereotipato nella rappresentazione della periferia e dei suoi abitanti.
Le monde ou rien sarà presentato il 5 giugno a Stecca 3, un centro socioculturale di Milano, e le foto saranno anche in mostra per una settimana.
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