Secondo la difesa civile della Striscia di Gaza, almeno 31 persone sono morte tra il 19 e il 20 novembre negli attacchi israeliani nel territorio palestinese, mentre Israele e Hamas si sono accusati reciprocamente di aver violato la tregua.
Il 19 novembre è stato uno dei giorni più sanguinosi dal 10 ottobre, quando è entrata in vigore la tregua promossa dagli Stati Uniti dopo più di due anni di guerra.
La difesa civile, un’organizzazione di soccorritori che opera sotto l’autorità di Hamas, ha precisato che 14 persone sono morte nella città di Gaza e 13 nel settore di Khan Yunis. Due ospedali contattati dall’Afp hanno confermato un bilancio totale di 27 vittime.
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L’esercito israeliano ha affermato di aver colpito “obiettivi terroristici di Hamas in tutta la Striscia di Gaza in risposta a dei colpi di arma da fuoco sparati contro i soldati a Khan Yunis”.
Questi colpi di arma da fuoco non hanno causato feriti, ha precisato l’esercito, ma costituiscono “una violazione dell’accordo di cessate il fuoco”.
Respingendo un “pessimo tentativo di giustificare i continui attacchi”, Hamas ha denunciato “un’escalation pericolosa” e invitato gli Stati Uniti a “esercitare una pressione immediata e seria per costringere Israele a rispettare la tregua”.
Dal 10 ottobre più di trecento palestinesi sono morti negli attacchi israeliani, secondo il ministero della salute di Hamas. L’esercito israeliano sostiene di essersi limitato a reagire alle violazioni della tregua da parte del gruppo palestinese.
Gli attacchi israeliani sono proseguiti anche il 20 novembre. Secondo la difesa civile di Gaza, sono state uccise altre quattro persone, tra cui una bambina di un anno.
La prima fase dell’accordo di cessate il fuoco prevedeva, oltre al ritiro parziale dell’esercito israeliano, la liberazione degli ultimi venti ostaggi vivi da parte di Hamas, che è avvenuta nei tempi previsti, e la consegna dei corpi di 28 ostaggi morti. Finora Hamas ha restituito solo 25 corpi, sostenendo che individuarli sia molto difficile a causa delle devastazioni.
L’attuazione della seconda fase non è stata ancora approvata. Prevede tra le altre cose il disarmo di Hamas, l’istituzione di un’autorità di transizione per amministrare la Striscia di Gaza e l’invio di una forza di stabilizzazione internazionale.
Il 17 novembre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva approvato il piano di pace del presidente statunitense Donald Trump. L’esito della votazione era stato accolto con favore da Israele e dall’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), ma non da Hamas.