Il 14 novembre la giustizia britannica ha riconosciuto la responsabilità dell’azienda mineraria australiana Bhp nella devastante rottura di una diga in Brasile nel 2015, aprendo la strada a decine di miliardi di sterline di risarcimenti ai 620mila ricorrenti.

“La Bhp è responsabile dei danni causati dal crollo”, ha stabilito l’alta corte di giustizia di Londra al termine di un maxiprocesso durato dall’ottobre 2024 al marzo 2025.

“L’azienda è responsabile di negligenza, imprudenza e/o mancanza di competenza nel monitorare le condizioni della diga”, ha affermato, aggiungendo che “il rischio di crollo era prevedibile”.

La Bhp ha fatto sapere che presenterà ricorso contro la sentenza. Il processo civile si è svolto nel Regno Unito perché all’epoca del disastro una delle due sedi legali dell’azienda si trovava a Londra.

“Questa sentenza costituisce un precedente storico in materia di responsabilità internazionale delle imprese”, ha affermato lo studio legale Pogust Goodhead, che rappresenta i ricorrenti, sottolineando che “adesso le vittime potranno chiedere il risarcimento dei danni”.

I risarcimenti saranno al centro di un secondo processo, che dovrebbe cominciare nell’ottobre 2026.

Il 5 novembre 2015 la rottura della diga Fundão, vicino alla città di Mariana, nello stato brasiliano del Minas Gerais, aveva causato un’enorme colata di fango tossico, che aveva viaggiato per 650 chilometri lungo il fiume Rio Doce, fino all’oceano Atlantico.

La catastrofe aveva provocato 19 morti, lasciato più di seicento persone senza casa, ucciso migliaia di animali e devastato aree di foresta tropicale protetta.

La diga era gestita dall’azienda Samarco, di cui la Bhp e la brasiliana Vale erano comproprietarie. Secondo gli avvocati delle vittime, la Bhp era a conoscenza dello stato di degrado dell’infrastruttura.

L’azienda contesta però il procedimento legale a Londra, sostenendo di aver già firmato l’anno scorso in Brasile un accordo di risarcimento da 170 miliardi di reais (28 miliardi di euro).

“Più di 610mila persone sono già state risarcite in Brasile”, ha affermato il 14 novembre. “Di queste, 240mila hanno partecipato al procedimento a Londra nonostante avessero firmato documenti di rinuncia a ulteriori azioni. Questo dovrebbe ridurre l’entità delle richieste di risarcimento nel prossimo processo”.

“Non mi fermerò finché i responsabili non saranno stati puniti”, ha dichiarato il 14 novembre Geovana Rodrigues, che nel disastro aveva perso il figlio Thiago di sette anni.

Nel 2024 la Vale e la Bhp erano state assolte in Brasile per insufficienza di prove in un processo penale, una decisione che era stata aspramente criticata dalle vittime.