Gli Stati Uniti hanno confermato un boicottaggio senza precedenti della loro revisione periodica universale (Upr) dei diritti umani davanti alle Nazioni Unite, prevista il 7 novembre, suscitando le aspre critiche di funzionari e attivisti statunitensi.
Gli Stati Uniti diventano così uno degli unici due paesi, insieme a Israele nel 2013, a non essersi presentati alla valutazione Upr, istituita nel 2008 presso il consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, in Svizzera.
“È una grandissima delusione”, ha dichiarato Uzra Zeya, direttrice dell’ong Human rights first, denunciando “un pessimo segnale che indebolisce un sistema che ha contribuito a rafforzare i diritti umani in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti”.
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Il 7 novembre Zeya parteciperà a una delle numerose iniziative organizzate a Ginevra da attivisti e funzionari statunitensi preoccupati per il deterioramento della situazione dei diritti umani negli Stati Uniti dopo il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump.
A febbraio Trump aveva ordinato il ritiro del suo paese da vari organismi delle Nazioni Unite, tra cui il consiglio per i diritti umani.
Trump aveva ritirato gli Stati Uniti dal consiglio anche durante il suo primo mandato, ma la sua amministrazione aveva partecipato alla valutazione Upr nel 2020.
Ad agosto gli Stati Uniti avevano preannunciato il loro boicottaggio denunciando “la politicizzazione dei diritti umani all’interno del sistema delle Nazioni Unite”.
“Il ritiro degli Stati Uniti infligge un duro colpo al principio universale secondo cui i diritti umani sono inalienabili e si applicano a tutti in modo uguale”, ha dichiarato alla stampa Phil Lynch, direttore del Servizio internazionale per i diritti umani.
“È tragico e paradossale che ci ritiriamo da un sistema che abbiamo contribuito a creare”, ha dichiarato all’Afp un ex alto funzionario statunitense che ha chiesto di restare anonimo.
“Stiamo perdendo la nostra leadership in materia di diritti umani”, ha dichiarato un altro ex funzionario statunitense.
La decisione dell’amministrazione Trump ha suscitato reazioni indignate nella società civile statunitense, che solitamente partecipa all’Upr fornendo analisi e raccomandazioni.
Non potendo partecipare quest’anno, varie ong, accademici e funzionari statunitensi hanno espresso le loro preoccupazioni stilando un elenco dei recenti sviluppi allarmanti negli Stati Uniti.
Hanno citato in particolare la repressione delle manifestazioni di protesta, la militarizzazione dei controlli sull’immigrazione, l’invio della guardia nazionale in molte città, le misure contro le università e gli attacchi mortali contro presunte imbarcazioni di narcotrafficanti nel mar dei Caraibi e nell’oceano Pacifico.