Il 25 settembre la polizia ha ripreso il controllo della città di Leh, nell’estremo nord dell’India, dopo che almeno cinque persone erano morte e circa cento erano rimaste ferite nelle violenze scoppiate durante una manifestazione per l’autonomia del territorio himalayano del Ladakh.
Solitamente piene di turisti, le strade della città, sottoposta a un coprifuoco parziale, sono rimaste in gran parte deserte, a parte le forze di sicurezza, hanno riferito i giornalisti dell’Afp.
Il 24 settembre centinaia di giovani manifestanti erano scesi in piazza per chiedere al governo di New Delhi di garantire una maggiore autonomia alla regione, che confina con il Pakistan e la Cina ed è molto popolare tra gli escursionisti.
Iscriviti a In Asia |
Cosa succede in Asia e nel Pacifico. A cura di Junko Terao. Ogni sabato.
|
Iscriviti |
Iscriviti a In Asia
|
Cosa succede in Asia e nel Pacifico. A cura di Junko Terao. Ogni sabato.
|
Iscriviti |
“A un certo punto un gruppo di manifestanti ha attaccato la polizia, ferendo più di trenta agenti”, ha affermato il ministero dell’interno.
Secondo la stessa fonte, i manifestanti hanno anche dato fuoco alla sede del Bharatiya Janata party (Bjp), il partito nazionalista guidato dal primo ministro Narendra Modi, e a un veicolo delle forze dell’ordine.
“La polizia ha cercato di disperdere la folla usando manganelli e gas lacrimogeni, prima di aprire il fuoco per autodifesa, e questo purtroppo ha causato la perdita di vite umane”, ha aggiunto il ministero, senza fornire ulteriori dettagli.
Un ufficiale di polizia che ha chiesto di restare anonimo ha dichiarato all’Afp che almeno cinque manifestanti sono morti e decine sono rimasti feriti.
Un medico ha invece dichiarato all’Afp che circa cento persone, tra cui molti poliziotti, sono state curate all’ospedale principale di Leh.
La regione montuosa e desertica del Ladakh è formalmente un “territorio dell’Unione”, sottoposto all’autorità diretta di New Delhi. Quasi il 50 per cento dei 300mila abitanti è musulmano e il 40 per cento buddista.
La manifestazione del 24 settembre era stata organizzata a sostegno di un’attivista, Sonam Wangchuk, in sciopero della fame da due settimane.
Wangchuk chiede che il Ladakh diventi uno stato federato a pieno titolo, con rappresentanti eletti localmente, o in alternativa che gli sia concesso un certo grado di autonomia, soprattutto in materia di accesso alla terra e protezione dell’ambiente.
Per decenni il Ladakh aveva fatto parte dello stato indiano del Jammu e Kashmir, il cui statuto di semiautonomia era stato revocato dal governo Modi nel 2019.