Il Sudan ha vissuto un’intensa stagione di piogge a partire dal mese scorso, con inondazioni torrenziali soprattutto nel nord e nell’est del paese.

Le autorità non hanno reso noto il bilancio aggiornato delle vittime, ma solo nella città settentrionale di Abu Hamad sono morte trentaquattro persone. “Tutte le nostre case sono crollate. La mia è stata completamente distrutta. Siamo seduti per strada e non sappiamo dove andare”, ha dichiarato all’Afp Umm Ayman Zakarya Adam, vittima dell’alluvione ad Abu Hamad.

Il 9 agosto le autorità di Kassala hanno lanciato un “appello urgente” alla comunità internazionale, chiedendo “assistenza immediata per salvare le vittime” dell’alluvione. Hanno detto che a Kassala “migliaia di persone sono state colpite dalle inondazioni che hanno distrutto molte case”.

Ogni anno, tra maggio e ottobre, il picco di portata del Nilo è accompagnato da piogge torrenziali, che distruggono case, infrastrutture e mietono vittime, sia direttamente che attraverso le malattie trasmesse dall’acqua.

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Si prevede che l’impatto sarà peggiore quest’anno, dopo quasi 16 mesi di guerra nel paese che hanno costretto milioni di persone a lasciare le loro case.

A Wadi Halfa, nel nord del paese, vicino al confine con l’Egitto, “circa tremila case e strutture sanitarie sono state gravemente danneggiate”, secondo le autorità locali.

“Vi parlo dalla cima di una collina dove la mia famiglia e decine di altre persone si sono rifugiate, dopo essere state completamente circondate dall’innalzamento delle acque”, ha detto Mohammed Othman, un residente di Wadi Halfa, parlando con Afp per telefono. Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), più di 73mila sudanesi sono stati colpiti dalle inondazioni.

Tra questi oltre 21mila sono stati sfollati e 14.300 hanno avuto la casa distrutta. A Kassala, nonostante le autorità sanitarie abbiano sparso insetticida nei campi profughi, un giornalista dell’Afp ha riferito che sciami di mosche stavano rendendo le condizioni di vita degli sfollati ancora più difficili.