Il poeta cileno Pablo Neruda riceve il premio Nobel per la letteratura a Stoccolma, in Svezia, il 10 dicembre 1971. (Str, Pressens Bild)

Il 20 febbraio la corte d’appello di Santiago ha annunciato la riapertura dell’inchiesta sulla morte del poeta e premio Nobel per la letteratura Pablo Neruda, avvenuta nel settembre 1973.

La riapertura era stata chiesta dai familiari del poeta, tra cui un nipote, e dal Partito comunista, di cui Neruda era membro.

La decisione della corte d’appello revoca quella presa a dicembre dalla giudice Paola Plaza, che aveva ordinato la chiusura dell’inchiesta.

Pablo Neruda morì il 23 settembre 1973, dodici giorni dopo il colpo di stato del generale Augusto Pinochet contro il presidente socialista Salvador Allende, grande amico del poeta.

L’ipotesi di un omicidio era emersa nel 2011 in seguito alle rivelazioni di Manuel Araya, che era stato nominato dal Partito comunista assistente e autista di Neruda. Araya è morto nel giugno 2023.

In base a quest’ipotesi, Neruda sarebbe morto per avvelenamento con un’iniezione praticata alla vigilia della sua partenza per il Messico, dove voleva organizzare l’opposizione alla dittatura di Pinochet.

Fino a quel momento la versione ufficiale era che il poeta fosse morto per un cancro alla prostata.

Nel 2017 alcuni esperti internazionali hanno respinto all’unanimità la versione ufficiale, ma non sono stati in grado di confermare o escludere la possibilità dell’avvelenamento.

La corte d’appello ha ordinato una nuova perizia sulle analisi effettuate in passato sui resti del poeta, esumati nell’aprile 2013 dalla cripta in cui giacevano a Isla Negra, 120 chilometri a ovest della capitale.

Un nuovo gruppo di esperti nazionali e internazionali era stato incaricato di arrivare a una conclusione definitiva nel 2023. Il gruppo aveva presentato una relazione alla giudice Plaza a febbraio, che però non eliminava i dubbi.

Due membri del gruppo, Hendrik e Debi Poinar, dell’università canadese McMaster, avevano affermato di aver recuperato il dna di Neruda da un molare, ma che a causa del suo deterioramento avevano potuto ricostruire solo un terzo del genoma del batterio Clostridium botulinum.

I due ricercatori avevano però dichiarato all’Afp che era possibile ricostruirlo per intero senza esumare nuovamente i resti del poeta. “C’è abbastanza materiale per farlo, ma abbiamo bisogno dell’autorizzazione di un tribunale”.