La bisessualità conquisterà il mondo? Lo ammetto: non ci siamo ancora. Ma sono già alcuni anni che questo orientamento sessuale progredisce in modo lento ma inesorabile. O almeno questo traspariva dall’ultimo sondaggio sulla sessualità realizzato dall’istituto di sondaggi francese Csa, pubblicato nel 2021: se il 3 per cento dei francesi si dichiara gay o lesbica, ora c’è anche un 4 per cento di bisessuali e un 2 per cento di pansessuali (i pansessuali rifiutano il carattere “binario” del termine “bisessuale” e sono attratti da donne, uomini, trans e persone non binarie).
Ma attenzione: alle persone che si identificano come bisessuali o pansessuali, bisogna aggiungere quelle che bisessuali lo sono nella pratica: il 12 per cento dei francesi è stato a letto con almeno una persona dello stesso sesso.
E questa “ondata bisessuale” non si limita alla Francia. Anche nel Regno Unito il numero dei bisessuali ha superato quello degli omosessuali. Ma la cosa interessante è che oltremanica il fenomeno è in rapida e costante ascesa: interessa il 2 per cento dei baby boomers, il 4 per cento della generazione X, il 7 per cento dei millennial e il 10 per cento della generazione Z (un 10 per cento a cui si aggiungerebbe, secondo un sondaggio Ipsos nell’ottobre 2022, un 4 per cento di pansessuali).
Per comprendere quest’avanzata della bisessualità, è utile osservare la composizione del campione. Di fatto, i giovani bisessuali sono più spesso donne. Nel 2018, il ricercatore Mathieu Trachman contava in Francia uno 0,6 per cento di uomini bisessuali, a fronte di uno 0,9 per cento di donne (Ined). In Germania, nel 2020, gli uomini gay erano il doppio dei bisessuali, ma le donne bisessuali erano il doppio delle lesbiche.
Già da decenni la scienza osservava la maggior fluidità sessuale delle donne. Alcuni la considerano una caratteristica di genere, pertinente alle neuroscienze. Altri preferiscono sottolineare che è un orientamento socialmente più accettato nelle donne che negli uomini, quando non esplicitamente apprezzato.
La donna bisessuale è un vero e proprio feticcio erotico, simbolo di disponibilità, avventura e, con un po’ di fortuna, di favolosi incontri a tre. Navighiamo nell’immaginario dell’“harem lesbico”, sfruttato a vari gradi di opportunismo da una serie di star, tra cui Madonna e Katy Perry. Nella vita delle femmine, tutto incoraggia a “provare con le donne”: la grande intimità delle amicizie femminili, l’educazione a “coccolarsi” reciprocamente inculcata dall’infanzia, un più marcato gusto per la seduzione, e naturalmente, la (relativa) assenza di conseguenze. Nel 2016 si definiva bisessuale solo il 3 per cento delle francesi. Ma il 10 per cento era stato a letto con una donna e il 18 per cento dichiarava di aver provato attrazione omosessuale!
A questo universo ammantato di glamour fa fronte, in ambito maschile, una bisessualità molto meno evidente. I bisessuali maschi attirano infatti tanto la stigmatizzazione legata all’omosessualità quanto quella associata all’indecisione (“un vero uomo sceglie da che parte stare”). Nel mondo dei mezzi di comunicazione, la differenza è evidente: all’invisibilità degli uomini bisessuali corrisponde un’esaltazione della donna bisessuale. L’ultimissimo esempio risale a settembre, con il saggio Vivre fluide di Mathilde Ramadier (Éditions du Faubourg). L’autrice vede nella bisessualità una forma di emancipazione, un modo per non essere più in balìa degli uomini, senza per questo rinunciare a loro: “Le donne bisessuali non sono né etero né gay né metà e metà. Semplicemente, si concedono di uscire dalla dicotomia, dal ragionamento binario. Non è una divisione, bensì una moltiplicazione”.
Moltiplicazione che comporta sì un maggior numero di potenziali partner, ma anche di tipologie di attaccamento. L’86 per cento delle donne lesbiche raggiunge l’orgasmo a ogni rapporto sessuale, contro il 65 per cento delle eterosessuali. Difficile attribuire un simile divario a una “comprensione istintiva” tra le donne, se si si dà un’occhiata al podio delle pratiche più piacevoli: stando all’ultima indagine sul piacere femminile dell’Indiana university, i due fattori più predittivi dell’orgasmo sono l’utilizzo di sex toys e il cunnilingus: due pratiche dalle quali il pene è escluso (Sex & marital therapy, settembre 2022).
Naturalmente non tutto è perfetto nel regno della bisessualità. Negli ultimi dieci anni, la violenza causata da bifobia è notevolmente aumentata (+8 per cento di aggressioni verbali e +6 per cento di aggressioni fisiche nel 2019, secondo l’Osservatorio Jean-Jaurès). Cosa ancora più preoccupante: negli Stati Uniti, le donne bisessuali sono molto più spesso vittime di stupro rispetto alle altre donne, anche se questo non vale per l’Europa.
La monosessualità imposta
A queste violenze si aggiunge una sequela di argomentazioni paternalistiche: le difficoltà nell’orientamento sessuale sarebbero tipiche della gioventù, una “semplice fase” attraversata da chi “fatica a trovare se stesso” o vuole sentirsi trasgressivo. Questo processo di delegittimazione ha un nome: si tratta d’imposizione della monosessualità, cioè di obbligo a scegliere tra etero e omosessualità. Questa idea di “scelta di campo” è una delle armi di quella che chiamiamo bifobia.
Ma la bisessualità, nonostante le discriminazioni, continua a guadagnare terreno, sospinta da un’onda lunga politica che va ben oltre la semplice questione dell’orientamento sessuale. Molti giovani (e diversi meno giovani) sono semplicemente stanchi della concezione binaria che mette gli uomini da una parte e le donne dall’altra, i gay da una parte e gli etero dall’altra, senza possibilità di gettare un ponte. La bisessualità mette inoltre in discussione la struttura tradizionale della coppia, sempre più apertamente contestata, specie se eterosessuale (e impantanata nel tran-tran di penetrazione-coabitazione-procreazione).
Possiamo ammetterlo: l’idea di scegliere una persona, una sola, con cui costruire una partnership affettiva, domestica, sessuale ed esclusiva appare sempre più superata. E sceglierla sulla base del sesso, privandosi così di metà di belle storie d’amore e desiderio… torniamo all’epoca dei dinosauri! Ma attenzione: tanta “innovazione” bisessuale non ci traghetta per forza di cose nel futuro. Secondo Freud, tutti nasciamo provvisti di una bisessualità psichica: e se la rivoluzione bisessuale fosse in realtà un ritorno alle origini, se non alla nostra vera natura?
(Traduzione di Matteo Colombo)
Maïa Mazaurette è lo pseudonimo di una scrittrice, editorialista, blogger e pittrice francese, nata a Parigi nel 1978. Nelle sue opere tratta principalmente temi legati alla sessualità, al genere, al ruolo delle minoranze e al corpo. In Italia è stato pubblicato il suo libro Il chiodo fisso (Mondadori). Ha una rubrica mensile sul quotidiano francese Le Monde.
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