28 dicembre 2023 13:15

Un abécédaire de la psychiatrie
No sovereign author e i pazienti della Fabrique du pré, The eyes
Il duo di artisti No sovereign author ha lavorato insieme ai pazienti del centro psichiatrico La fabrique du pré a Nivelles, in Belgio, per creare un dizionario visuale che ci invita a ripensare alla psichiatria attraverso gli occhi di chi ogni giorno deve fare i conti con la propria salute mentale. Ogni paziente ha creato delle tavole con collage, fotografie e ritagli da testi scientifici, partendo da una lettera che rappresenta una parola o un concetto. Un’opera che contribuisce ad ampliare la nostra idea di psichiatria, facendo da ponte tra definizioni mediche ed esperienze personali. (Giovanna D’Ascenzi)

Swim till i sank
Gabriele Stabile, Rvm
Cosa succede alle foto di attualità una volta che hanno svolto la loro funzione, cioè dopo essere state pubblicate per illustrare una notizia o un reportage? Finiscono negli archivi dei loro autori, dimenticate o riportate in vita occasionalmente, per retrospettive o pubblicazioni storiche. Nel suo libro Gabriele Stabile ci suggerisce un’altra via. Ha tolto la polvere dai suoi vecchi lavori e ha trasformato le stampe in tavolozze, animate dai segni vivi del suo processo creativo, lasciando da parte il computer e usando solo mezzi analogici, come la pittura e la fotocopiatrice. (Giovanna D’Ascenzi)

Collaboration, pagine 24 e 25. (Thames & Hudson)

Collaboration. A potential history of photography
Autrici varie, Thames & Hudson
Un libro da consultare spesso che offre una rilettura storica della pratica e della riflessione sulla fotografia, nato dalla collaborazione tra cinque docenti e fotografe (Ariella Aïsha Azoulay, Wendy Ewald, Susan Meiselas, Leigh Raiford e Laura Wexler). Raccoglie più di settecento immagini ed esplora diverse questioni come il genere, la razza, le gerarchie sociali, la memoria, interrogandosi anche sulle relazioni che nascono dalla realizzazione di una foto. (Giovanna D’Ascenzi)

Contro Barthes. Saggio visivo sull’indice
Joan Fontcuberta, Mimesis
Anche se ci sono una settantina di foto, questo non è un libro “di fotografia”, ma un saggio “sulla fotografia” o più esattamente sulla sua natura indicale, quel complesso legame tra il segno fotografico e il reale che dovrebbe rendere ogni scatto un’impronta della realtà. Nella sua riflessione, acuta e divertente, il fotografo e critico catalano Fontcuberta parte letteralmente dall’indice, il dito che usiamo per indicare, e dai vecchi scatti dell’archivio di Alerta, una rivista sensazionalistica messicana di cronaca nera. Curiosamente in molte delle immagini di Alerta si vede un personaggio (una vittima, un testimone, un “esperto”) che con il dito indica qualcuno o qualcosa: il foro di un proiettile, una ferita su un cadavere, il presunto colpevole, il luogo esatto del misfatto. Nel momento in cui le immagine generate con l’intelligenza artificiale riaccendono il dibattito su cosa sia la fotografia e quale sia il suo rapporto con la realtà, Fontcuberta mette in discussione la fotografia come “certificato di presenza” del filosofo francese Roland Barthes, e ragiona sulla teatralità di ogni immagine e sulla sua messa in scena. (Elena Boille)

Napoli. (Anders Petersen, L'Artiere Edizioni)

Napoli
Anders Petersen, L’Artiere edizioni
Come è solito fare, Anders Petersen si immerge nel luogo che esplora, si avvicina il più possibile, per trovare la giusta distanza e andare oltre l’evidente. Così facendo, ritrarre la città di Napoli diventa quasi un modo per farsi un autoritratto, per esplorare i propri desideri e i propri sogni, come dice lui stesso. Le immagini sono state scattate nel 2022, durante la prima residenza d’artista della Spot home gallery. Tutte verticali e in bianco e nero, le foto sono raccolte in un prezioso libro pubblicato, come sempre con grande cura, da Gianluca e Gianmarco Gamberini, fondatori dell’Artiere edizioni. (Elena Boille)

What’s ours
Myriam Boulos, Aperture
“Immagini, appunti, frammenti di conversazioni in ordine non cronologico”. Con questa frase si apre il diario visivo della giovane fotografa libanese Myriam Boulos. Una sequenza viscerale ma senza enfasi, in cui la dimensione personale si mescola all’attivismo politico. Boulos, al suo primo libro, ripercorre dieci anni di storia del Libano, portandoci tra le strade e le voci di chi ha manifestato nel 2019 contro il governo e di chi è tornato in piazza dopo l’esplosione al porto di Beirut nel 2020. La sua grande attenzione al movimento dei corpi ne mette in evidenzia la forza e al tempo stesso la vulnerabilità. Un grande esordio. (Rosy Santella)

Dialect. (Felipe Romero Beltrán, Loose Joints Publishing)

Dialect
Felipe Romero Beltrán, Loose joints publishing
Corpi che si sfiorano, che si sostengono, che sembrano seguire una coreografia. Non ci sono altri lavori che raccontano l’esperienza di chi fugge dal proprio paese per raggiungere l’Europa come questo di Beltrán. Sfogliando il libro ci facciamo guidare dai movimenti dei ragazzi che il fotografo ha incontrato in un centro d’accoglienza temporanea in Spagna. Dopo aver ascoltato le loro storie, Beltrán gli ha chiesto di rimettere in scena il loro viaggio, e insieme hanno dato vita a queste immagini, così silenziose e al tempo stesso di forte impatto. (Rosy Santella)

Le scelte di Christian Caujolle

Bolnichka
Vladyslav Krasnoshchok, Moksop
Un libro magnifico, con le fotografie che un dentista ucraino ha scattato in ambulatorio prima della guerra. Umane e vibranti, nonostante la durezza delle situazioni e la scarsa illuminazione. L’influenza di Boris Michajlov è forte.

Smoke. (Michael Ackerman, L'axolotl)

Smoke
Michael Ackerman, L’axolotl
Nel 1996 Ackerman ha incontrato Benjamin (nome d’arte di Robert Dickerson), poeta, musicista e leader degli Smoke, una band underground statunitense di Atlanta. Si sono frequentati regolarmente fino al 1999, anno in cui Benjamin è morto prematuramente. In questo periodo ha realizzato un ritratto sensibile e intenso non solo dell’artista ma anche del suo quartiere, Cabbagetown, e dei suoi abitanti. Un successo, sotto ogni punto di vista, per una piccola casa editrice nuova di zecca.

A retrospective
Daido Moriyama, Prestel
Moriyama pubblicato così tanti libri, spesso utilizzando le stesse immagini in ordine diverso e con combinazioni a volte contraddittorie, che era giunto il momento di fare il punto della situazione. Una monografia con il meglio del meglio del grande maestro giapponese.

Being there.
(Omar Victor Diop per The anonymous project)

Being there
Omar Victor Diop per The anonymous project
Questo libro è il frutto di una collaborazione esaltante: il regista Lee Shulman, creatore di The anonymous project, ha chiesto al fotografo senegalese Omar Victor Diop di immergersi nella sua collezione di diapositive, realizzate negli anni cinquanta e sessanta da famiglie statunitensi. Divertente e serio allo stesso tempo, Being there è una riflessione sul tempo, la memoria e le possibilità delle immagini.

Picalso
Sophie Calle, Atelier Exb
A cinquant’anni dalla morte di Pablo Picasso, il museo di Parigi dedicato al pittore spagnolo ha chiesto a Sophie Calle di fare una grande mostra. Per l’occasione l’artista francese ha realizzato un grande collage, usando oggetti personali che espone e per cui inventa anche una finta vendita all’asta. Nel 2022 Calle è entrata a far parte della collana Photo poche delle edizioni Actes sud.

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