11 aprile 2024 13:22

Il 10 aprile il parlamento europeo ha approvato il Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, frutto di un lungo negoziato cominciato nel 2020 tra Commissione, Consiglio e parlamento. Un precedente tentativo di riformare le regole comuni sull’asilo (anche note come regolamento di Dublino) era naufragato nel 2016.

Il nuovo accordo, articolato in dieci regolamenti, prevede procedure accelerate alla frontiera per i richiedenti asilo che provengono da paesi considerati sicuri, l’estensione della detenzione amministrativa dei richiedenti asilo e un meccanismo obbligatorio di solidarietà tra i diversi paesi dell’Unione, che implica il ricollocamento dei migranti secondo un sistema di quote. Quest’ultimo meccanismo è obbligatorio, ma in realtà prevede che gli stati si possano sottrarre all’accoglienza, versando una quota di denaro in un fondo comune per i rimpatri, oppure inviando personale e mezzi nel paese europeo che sta affrontando una crisi migratoria.

Ora la riforma passa al Consiglio europeo per il via libera definitivo senza discussione. Secondo la presidente del parlamento europeo Roberta Metsola “la storia è fatta. Abbiamo elaborato un solido quadro legislativo su come affrontare la migrazione e l’asilo nell’Unione europea. Ci sono voluti più di dieci anni per realizzarlo. Ma abbiamo mantenuto la parola. Un equilibrio tra solidarietà e responsabilità”.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’approvazione del patto “è un enorme risultato per l’Europa” e ha ricordato che grazie al meccanismo di solidarietà obbligatoria “nessun paese sarà lasciato solo”. A favore del Patto europeo hanno votato i popolari, i socialisti e i liberali, mentre si sono opposti i conservatori e la sinistra. Il Partito democratico (Pd), in contrasto con il gruppo dei Socialisti e democratici (S&d) a cui appartiene, ha votato contro. “Il patto europeo non tutela abbastanza i paesi di primo approdo, è pericoloso sui diritti umani e non scommette su canali d’ingresso legali”, ha commentato. Pierfrancesco Majorino, responsabile delle politiche migratorie nella segreteria nazionale del Pd.

Anche il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha avanzato delle critiche: “Il patto europeo su immigrazione e asilo approvato dal parlamento europeo lascia sola l’Italia nell’accoglienza dei migranti e addirittura finisce per peggiorare gli oneri a carico dei paesi di primo approdo dei migranti come il nostro”. La Lega, al governo con Fratelli d’Italia, si è espressa contro il patto insieme ai suoi alleati storici, come la francese Marine Le Pen e l’ungherese Viktor Orbán. Ma a criticarlo sono state soprattutto le organizzazioni che si occupano di diritti umani: mentre era in corso la votazione al parlamento europeo un gruppo di attivisti è entrato nell’aula e ha cominciato a urlare in inglese: “The pact kills, vote no” (Il patto uccide, votate no). Nelle ore precedenti c’erano state delle manifestazioni all’esterno del parlamento che mettevano in scena il funerale del diritto d’asilo in Europa.

Durante la manifestazione l’eurodeputato spagnolo di sinistra Miguel Urbán ha dichiarato: “Questo patto è la più grande sconfitta mai subita dall’Unione europea sui diritti umani. È un pacchetto che istituzionalizza la deriva populista dell’Unione, consentendo la detenzione di minori, la fine del diritto d’asilo, la detenzione in condizioni disumane delle persone e accordi sull’immigrazione con governi autoritari”.

Le critiche

Circa cinquanta ong hanno definito il nuovo sistema “mal concepito, costoso e crudele”. La Caritas ha affermato che “limita l’accesso all’asilo e i diritti di chi è in cerca di protezione”. Amnesty international ha detto che “l’accordo farà regredire di decenni la legislazione europea in materia di asilo. Il suo esito più probabile sarà un aumento della sofferenza umana, in ogni fase del viaggio intrapreso in cerca di asilo nell’Unione europea”.

Inoltre, il patto causerà la detenzione di fatto in centri chiusi di un maggior numero di persone alle frontiere dell’Unione europea, comprese famiglie con bambini e persone in situazioni vulnerabili. Un numero maggiore di migranti sarà incanalato in procedure di frontiera con garanzie ridotte, invece di ricevere una valutazione equa e completa delle proprie richieste d’asilo. Secondo alcune stime, in Italia 77mila richiedenti asilo finirebbero in centri/strutture per la detenzione amministrativa.

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Secondo Save the children l’approvazione da parte dell’Unione europea e dei suoi stati membri del nuovo patto indebolirà significativamente le tutele per i minori che fuggono da guerre, fame, conflitti, violenza. “È chiaro che il parlamento europeo ha dato priorità alla limitazione dell’accesso all’Europa rispetto alla protezione urgente dei minori vulnerabili in fuga da conflitti, persecuzioni, fame, matrimoni forzati e povertà estrema. Con l’approvazione di questo provvedimento esiste il rischio concreto che le famiglie, anche quelle che viaggiano con bambini molto piccoli, finiscano per trascorrere settimane o mesi nei centri di detenzione”, ha dichiarato Willy Bergogné, direttore e rappresentante di Save the children Europa presso l’Unione europea.

Per l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) “il nuovo patto prevede l’applicazione generalizzata di procedure accelerate, sommarie, fondate sulla provenienza geografica e non sulla storia individuale delle persone. Il rischio di un esame approssimativo e standardizzato è l’aumento generalizzato di espulsioni in violazione del principio di non respingimento, principio cardine del diritto internazionale. Molte di queste procedure potranno e, in alcuni casi, dovranno obbligatoriamente svolgersi nelle zone di frontiera, in un regime di detenzione. Anche le famiglie e, in alcuni casi, i minori, potranno essere privati della loro libertà: questo scenario contrasta palesemente con il quadro di garanzie per i minori previsto dall’ordinamento italiano”. Secondo l’Asgi, il patto è contrario alla costituzione italiana, che impone di esaminare le domande d’asilo su base individuale e seguendo alcuni princìpi fondamentali stabiliti dalle carte europee.

La presidente del consiglio Giorgia Meloni, cha ha avuto un ruolo di mediazione nel raggiungimento dell’accordo, ha presentato il patto come una vittoria italiana, ma molti analisti fanno notare che il testo continua ad avere diverse criticità per i paesi di frontiera. Il più vistoso è il fatto che non sia stato toccato il principio cardine del regolamento di Dublino, che fa ricadere l’onere dell’esame della domanda d’asilo al primo paese d’ingresso in Europa.

“Gli stati europei fanno concessioni su un nuovo sistema di ricollocamenti, che con ogni probabilità resterà sulla carta. In cambio chiedono a Roma di rafforzare le procedure d’identificazione e di esame delle domande d’asilo alle frontiere. Questo avrà conseguenze molto negative per l’Italia. Velocizzare e inasprire le regole sull’asilo non fa che aumentare la probabilità che i migranti diventino irregolari”, spiega Matteo Villa dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi).

Inoltre, si allungano i tempi in cui i richiedenti asilo andati in altri paesi possono essere rimandati in Italia, se sono entrati in Europa dalla frontiera italiana: “Prima Roma era costretta ad accettare un trasferimento di un richiedente asilo entro 18 mesi, ora dovrà farlo entro 36 mesi”.

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