Nella notte tra il 9 e il 10 settembre 19 droni da combattimento russi hanno sorvolato la Polonia: per la prima volta nella storia dell’Alleanza è stato attaccato un paese della Nato. Una casa è stata distrutta, ma nessuno è rimasto ferito. Alcuni dei droni sono entrati dalla Bielorussia. Se dei carri armati russi avessero attraversato il confine terrestre o se dei caccia di Mosca avessero sorvolato la Polonia, nessuno avrebbe dubitato che si trattasse di un atto di aggressione. Ma visto che si è trattato di droni si esita, nonostante il ruolo fondamentale di queste armi nei conflitti moderni.

Oggi le guerre non vengono dichiarate. Perfino un’aggressione non è chiamata guerra. Vladimir Putin definisce quella in Ucraina una “operazione militare speciale”. Nel caso della Russia questa manipolazione verbale non è una novità: dal 2014, quando ha invaso per la prima volta l’Ucraina con soldati privi di insegne identificative (gli “omini verdi”) Mosca opera in una zona grigia creata da lei stessa. In questo contesto appare incerta l’applicazione dell’articolo 5 del Trattato Nordatlantico, che sancisce il principio di difesa reciproca tra i paesi della Nato. Il trattato non specifica quale tipo di attacco possa innescare l’articolo 5, né come i paesi alleati debbano rispondere: tra una nota diplomatica di protesta e la mobilitazione militare esiste un’ampia gamma di azioni possibili.

Questa incursione faceva parte delle esercitazioni bilaterali russo-bielorusse cominciate il 12 settembre? In ogni caso, le provocazioni hanno sempre fatto parte dell’arsenale russo ed esercitazioni simili hanno preceduto diverse recenti invasioni russe nei paesi vicini, tra cui quella dell’Ucraina nel 2022. Eppure le azioni di Mosca hanno colto di sorpresa la Polonia. I politici e la società non credono ancora del tutto nell’eventualità di una guerra con la Russia. E, a giudicare dalla reazione della borsa di Varsavia, che ha perso meno dell’1 per cento, continuano a non crederci. Il primo ministro Donald Tusk ha sottolineato che “non c’è motivo di dire che siamo sull’orlo della guerra”. Ma è più che altro un tentativo di evitare il panico e l’aggravarsi delle tensioni con la Russia.

Unità alla prova

Si è trattato di un attacco non solo alla Polonia, ma anche al territorio della Nato e dell’Unione europea. Gli F-35 olandesi, accompagnati da un aereo cisterna italiano, gli F-16 polacchi e gli aerei da ricognizione Awacs sono decollati per intercettare la minaccia, e anche i sistemi Patriot tedeschi dislocati nella Polonia orientale sono stati messi in allerta. Inoltre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha menzionato l’attacco dei droni nel suo discorso annuale al parlamento europeo. Aveva visitato il confine orientale della Polonia insieme a Tusk e aveva promesso sei miliardi di euro per creare un muro antidroni in Europa (oltre a 150 miliardi di euro per il riarmo, di cui la Polonia riceverà 47 miliardi). Varsavia ha inoltre invocato l’articolo 4 del trattato e ha quindi convocato una riunione dell’Alleanza: inizialmente con gli ambasciatori, ma sono subito cominciate intense consultazioni tra i leader degli stati chiave.

L’attacco dei droni mette alla prova anche l’unità della leadership polacca di fronte alla minaccia russa. Il presidente polacco Karol Nawrocki sta cercando di escludere il capo del governo dai rapporti con la Casa Bianca e Donald Trump ha a lungo evitato i contatti con Tusk, che lo ha sempre criticato. Secondo il presidente statunitense solo Nawrocki, un populista di destra, può rappresentare la Polonia nelle trattative per l’Ucraina. Ma secondo la costituzione polacca la politica estera è condotta dal governo e il presidente è tenuto a rispettarne l’indirizzo.

Oltre il confine

◆ Il 14 settembre 2025 anche la Romania ha denunciato la violazione del suo spazio aereo da parte di un drone russo.


Il ministro degli esteri Radosław Sikorski ha risposto così alla domanda dei giornalisti se la Polonia stesse prendendo in considerazione la proposta di Kiev di abbattere missili e droni russi mentre si trovano sul territorio ucraino: “Ne riparleremo”. Sarebbe una vera svolta, poiché finora l’occidente non ha difeso lo spazio aereo ucraino. Sikorski ha sottolineato che Putin, intensificando gli attacchi contro l’Ucraina e lanciando droni sulla Polonia, sta “prendendo in giro gli sforzi di pace di Donald Trump”. Insieme ai droni è arrivato anche un attacco di disinformazione da parte di Mosca, mirato a convincere i polacchi che “l’Ucraina sta trascinando la Polonia in guerra”. Questo forse è un attacco ancora più pericoloso di quello con i droni, perché l’alleanza tra Polonia e Ucraina impedisce alla Russia di modificare i confini in questa regione. Entrambi i paesi considerano l’indipendenza del vicino una condizione indispensabile per la propria. Ma questo non è sempre ovvio per l’opinione pubblica polacca. Anche la Germania, la Repubblica Ceca e altri paesi dove cresce un sentimento di stanchezza dovrebbero essere più attivi nella lotta alla disinformazione.

L’attacco dei droni russi è un test soprattutto per Trump. L’Europa ha superato la prova di unità e rapidità. Molti paesi si sono offerti di inviare militari ed equipaggiamenti: la Francia (vari caccia Rafale), la Repubblica Ceca (un’unità di forze speciali), i Paesi Bassi (due sistemi Patriot, un sistema di difesa antiaerea e trecento soldati), Germania, Regno Unito, Svezia e altri hanno promesso supporti. La mancanza di reazione da parte degli Stati Uniti è sorprendente. Putin ha intensificato gli attacchi contro l’Ucraina e le provocazioni sul fianco orientale della Nato dopo il vertice in Alaska. Ma finora Trump ha definito questi incidenti un errore o ha semplicemente affermato che i droni russi volavano troppo vicino alla Polonia.

Ma non ci sono dubbi: Putin sta mettendo alla prova Trump, il cui asservimento nei confronti della Russia non è mai stato così evidente. ◆ sm

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Questo articolo è uscito sul numero 1632 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati