La decisione di pubblicare in gazzetta ufficiale la sentenza della corte costituzionale che rende di fatto illegale l’aborto in Polonia fa parte della strategia politica del Partito diritto e giustizia (Pis, al governo). Secondo alcuni il governo vuole distogliere l’attenzione dal ritardo nel programma di vaccinazione. Ma è una teoria senza senso, perché il Pis nasconderebbe un argomento scomodo dietro un altro argomento scomodo. Dopo il verdetto della corte sull’aborto a ottobre i consensi per il partito sono drasticamente calati, anche se questo si deve in parte al rapido aumento dei contagi da covid-19. L’attuazione della sentenza è dovuta soprattutto alle pressioni della chiesa e dell’estrema destra. Dal punto di vista del governo inoltre era il momento migliore: l’intensità delle proteste si è notevolmente affievolita rispetto all’autunno scorso e fa ancora freddo, il che scoraggerà i manifestanti meno impegnati dallo scendere in piazza.

La scelta d’introdurre il divieto quasi totale di aborto strumentalizzando la corte costituzionale non è una trovata teatrale per distrarre l’opinione pubblica: si tratta di un fatto che avrà conseguenze reali e drammatiche. Ma può essere considerato un atto di teatro politico per un altro motivo. Gli esponenti del Pis che avevano firmato il ricorso alla corte costituzionale sanno perfettamente che il verdetto non porterà alla scomparsa dell’aborto in Polonia. Uno studio dell’Organizzazione mondiale della sanità non ha rilevato alcuna correlazione tra le differenze nelle leggi sull’aborto e il numero di gravidanze interrotte. Le stime della Federazione per le donne e la pianificazione familiare suggeriscono che le interruzioni di gravidanza in Polonia sono cento volte più frequenti rispetto alle statistiche ufficiali. Nel paese si registrano circa mille aborti all’anno. Nella stragrande maggioranza si tratta di casi legati a gravi malformazioni fetali, cioè proprio il presupposto eliminato dalla corte costituzionale.

La legge polacca sull’aborto è la quintessenza dell’ipocrisia. Gli aborti c’erano prima e continueranno a praticarsi anche ora, ma grazie a questa sentenza il governo potrà fare bella figura davanti ai vescovi. Nel 2016 il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani aveva stabilito che il divieto di abortire un feto destinato a morire costituiva una violazione del divieto di tortura, ma il disegno di legge che consente l’interruzione della gravidanza in questi casi è fermo in parlamento.

Poche alternative

L’opposizione non ha molte carte da giocare. Alcuni parlamentari hanno partecipato alle proteste di piazza, ma il partito Coalizione civica è profondamente diviso sul tema dell’aborto. L’ex candidato alle presidenziali Szymon Hołownia ha preferito criticare il governo per aver diviso i polacchi invece d’impegnarsi nella lotta per i diritti delle donne, e non fa mistero di essere contrario all’aborto. Il Partito popolare (Psl) ha prima chiesto un referendum, poi ha proposto di ripristinare il “compromesso sull’aborto”, leggermente meno ipocrita della situazione attuale. La coalizione Lewica (Sinistra) e alcune ong dovrebbero presentare una legge d’iniziativa popolare per la liberalizzazione dell’aborto.

Da sapere
Riprendono le manifestazioni

◆ Il 22 ottobre 2020 la corte costituzionale polacca ha giudicato contraria alla costituzione la legge che consentiva l’interruzione di gravidanza in caso di gravi malattie e malformazioni del feto. Dopo settimane di proteste il governo ha deciso di posticipare l’applicazione della sentenza. Il 27 gennaio 2021 la sentenza è stata pubblicata in gazzetta ufficiale. La sera stessa in varie città sono riprese le manifestazioni.


Ma queste iniziative non hanno nessuna possibilità di riuscire. Nella migliore delle ipotesi possiamo aspettarci una legge per consentire l’aborto in caso di malformazioni che causerebbero la morte sicura del feto. Tuttavia il sostegno a una liberalizzazione dell’aborto in Polonia continua a crescere, e le cose prima o poi dovranno cambiare. Il pendolo ha già invertito il suo corso. ◆ dp

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Questo articolo è uscito sul numero 1395 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati