Africa e Medio Oriente

Accordo finale sulle Chagos

“I britannici ci hanno ridato le Chagos”, titola nella lingua creola mauriziana il quotidiano L’Express salutando l’accordo del 3 ottobre 2024 tra Mauritius e Regno Unito sulla sovranità sull’arcipelago delle Chagos, nell’oceano Indiano. Londra accetta di restituire le isole al governo di Port Louis, com’era stato richiesto anche dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, ma mantiene sull’isola di Diego Garcia una base militare condivisa con gli Stati Uniti. “A 56 anni dall’indipendenza di Mauritius, la decolonizzazione è finalmente completa”, ha dichiarato il primo ministro mauriziano Pravind Jugnauth. L’arcipelago delle Chagos era controllato dai britannici dal 1814. Dopo l’indipendenza nel 1968, Mauritius ha chiesto la restituzione delle isole ma i negoziati sono cominciati solo nel 2023. Tra il 1967 e il 1973 il Regno Unito costrinse migliaia di abitanti delle Chagos a trasferirsi a Mauritius o alle Seychelles per poter costruire la base militare. Oggi alcuni dei loro discendenti, scrive L’Express, lamentano di non essere stati consultati e criticano l’accordo, che non gli garantisce il diritto a tornare sulle loro terre. ◆

Gli attacchi si moltiplicano

“Mentre in Sudan si avvicina la fine della stagione delle piogge i combattimenti s’intensificano”, scrive The Arab Weekly. La guerra infuria a Khartoum, mentre nello stato del Nilo Azzurro l’esercito ha strappato alle Forze di supporto rapido (Rsf) il controllo della città di Jariwa. Gli attacchi di entrambe le parti causano molte vittime civili: una ventina di persone è stata uccisa il 7 ottobre dalle Rsf a Damukiyah; il 4 ottobre un bombardamento aereo dell’esercito su un mercato a El Koma, nel Darfur Settentrionale, ha causato 65 morti.

Restituzioni postcoloniali

Il 3 ottobre i ministri della cultura di Francia e Madagascar hanno avviato il processo che porterà alla restituzione di resti umani sottratti dall’isola africana ai tempi della colonizzazione francese, scrive Le Monde Afrique. La richiesta riguarda il cranio del re Toera, decapitato dalle truppe coloniali nel 1897, e quelli di altri due leader del gruppo etnico sakalava conservati al Musée de l’homme di Parigi. È la prima domanda presa in esame dalla Francia, dopo l’adozione nel dicembre 2023 di una legge che permette la restituzione dei resti umani contenuti nelle collezioni pubbliche francesi.

Una vittoria per i sahrawi

Una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea ha annullato il 4 ottobre gli accordi agricoli e di pesca firmati nel 2019 dal Marocco e da Bruxelles, perché non rispettano i diritti dei sahrawi. Dopo anni di dibattiti in tribunale, la Repubblica democratica araba dei sahrawi (Rasd, lo stato proclamato nel 1976 dal Fronte Polisario, che lotta per il diritto all’autodeterminazione degli abitanti di questo territorio occupato dal Marocco) “è riuscita a infliggere un duro colpo a Rabat, fermando lo sfruttamento delle risorse dei sahrawi con la complicità dell’Unione europea”, scrive il quotidiano algerino Al Chorouk, che ha accolto con favore la notizia. L’Algeria è un alleato storico del Fronte Polisario. I prodotti agricoli della regione dovranno riportare come provenienza “Sahara Occidentale” e non “Marocco”, ha deciso la corte. La sentenza colpisce in particolare il Marocco e la Spagna, spiega Euronews: “Con l’annullamento dell’accordo di pesca, Rabat rischia di perdere i 52 milioni di euro all’anno che deve ricevere per quattro anni per aver permesso a 128 imbarcazioni europee, in gran parte spagnole, di pescare al largo della costa dell’Africa occidentale”.

Smentita ufficiale

In vista delle elezioni presidenziali del 2025, in Camerun si sono moltiplicati gli appelli a favore di una nuova candidatura di Paul Biya, 91 anni, al potere dal 1982. Tutto questo anche se Biya nell’ultimo mese ha saltato una serie di importanti appuntamenti pubblici, come l’assemblea generale delle Nazioni Unite e l’ultimo vertice della francofonia, alimentand o le speculazioni sul suo stato di salute, scrive il quotidiano Mutations. Sui social media hanno cominciato a circolare voci sulla sua morte tanto che il governo ha dovuto smentire ufficialmente dichiarando che Biya “gode di una salute eccellente” e “svolge il suo lavoro da Ginevra”.

Beira, 6 ottobre 2024 (Zinyange Auntony, Afp/Getty)

Mozambico Il 9 ottobre 17 milioni di elettori sono stati chiamati a votare per le elezioni presidenziali e legislative. Il candidato favorito alla presidenza è Daniel Chapo del Frelimo, il partito al potere dai tempi dell’indipendenza. I risultati sono attesi tra quindici giorni.

Etiopia Il parlamento ha approvato l’8 ottobre la nomina a presidente di Taye Atske Selassie, ex ministro degli esteri, che prende il posto di Sahle-Work Zewde. Negli ultimi anni tra Sahle-Work (che nel 2018 è stata la prima donna in Etiopia eletta capo dello stato) e il premier Abiy Ahmed erano nati dei contrasti per i conflitti nelle regioni dell’Oromia e dell’Amhara.

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1584 - 11 ottobre 2024
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