I vocalizzi dei neonati potrebbero sembrare un gioco, ma non lo sono. Analizzando le registrazioni domestiche di 130 neonati durante tutto il primo anno di vita, sono stati identificati e catalogati diversi gruppi di suoni. I bambini, spiegano su Plos One gli autori della ricerca, dimostrano chiari schemi di gruppi di suoni del prelinguaggio (protofoni), segno che questi vocalizzi sono in realtà frutto di un’esplorazione intenzionale e non casuale che forma le basi dello sviluppo del linguaggio vocale. La produzione di categorie specifiche di squittii e grugniti comincia subito dopo la nascita, ma sorprendentemente è meno intensa nel periodo fra i 3 e 4 mesi, tradizionalmente associato all’inizio del gioco vocale. Superati i cinque mesi di età, i raggruppamenti di squittii superano quelli dei grugniti: questo cambiamento potrebbe coincidere con lo sviluppo del controllo sulle corde vocali.
La lingua dei neonati
Un mondo di miopi
La miopia sta diventando più comune in tutto il mondo. Attualmente circa il 30 per cento della popolazione mondiale è miope, ma entro il 2050 questo dato dovrebbe raggiungere il 50 per cento. Anche la miopia grave, quella che supera le cinque diottrie, è in crescita. Secondo Nature, però, a destare preoccupazione è soprattutto la diffusione della miopia tra i bambini. Il fenomeno potrebbe dipendere dal tempo trascorso al chiuso. Durante l’infanzia, infatti, la struttura dell’occhio può modificarsi a seconda delle condizioni ambientali. Per prevenire la miopia gli esperti raccomandano di trascorrere almeno un’ora all’aperto ogni giorno, ma in molti contesti questo non è sempre possibile. Si cercano quindi misure alternative. Non è ancora chiaro perché stare all’aperto faccia bene alla vista: forse incidono le differenti caratteristiche della luce. Se così fosse, si potrebbe modificare l’illuminazione degli interni per renderla più simile a quella naturale. Un’altra soluzione è ricreare il tipo di visione all’aperto, per esempio decorando le pareti con immagini di scene naturali. ◆
Il dna più lungo
Potrebbe essere stato individuato il genoma più grande al mondo. Appartiene a una felce, la Tmesipteris oblanceolata. Il dna di questa pianta di piccole dimensioni, originaria di alcune isole del Pacifico meridionale, è composto da 160 miliardi di lettere, cinquanta volte quelle del genoma umano. Non è chiaro perché abbia un dna così lungo e come faccia a mantenerlo. Lo studio è stato pubblicato su iScience.
Ponti traballanti
Il crollo dei ponti sta diventando più frequente. Uno degli incidenti più gravi è stato quello del ponte sospeso di Morbi, in India, che nel 2022 ha causato 141 vittime. I ponti possono collassare a causa della scarsa manutenzione, del sovraccarico, di errori nella costruzione, di alluvioni o dell’impatto con navi, come nel caso del Key bridge di Baltimora (nella foto), negli Stati Uniti, crollato a marzo. Il problema è aggravato dal cambiamento climatico e dall’invecchiamento delle infrastrutture. Secondo Nature è possibile ridurre i rischi intensificando i controlli e migliorando la manutenzione.
Antibiotici intelligenti
L’università dell’Illinois ha sviluppato una molecola, la lolamicina, che colpisce i batteri gram-negativi resistenti agli antibiotici senza danneggiare il microbioma intestinale. Attualmente contro questi batteri si usano antibiotici ad ampio spettro che eliminano anche la flora dell’intestino, consentendo ad altri agenti patogeni, come il Clostridioides difficile, di prendere il sopravvento. La lolamicina invece inibisce un gruppo di proteine esclusivo dei batteri gram-negativi, spiega Nature. Nei test sui topi è risulata efficace contro 130 ceppi diversi di batteri.
Biologia Il cuculo depone le uova nel nido di altri uccelli, che tendono a rifiutare i suoi pulcini. La pressione evolutiva spinge quindi i pulcini di cuculo (a sinistra nella foto) a somigliare alla specie che parassitano (a destra) per non essere riconosciuti. Secondo uno studio pubblicato su Science questo meccanismo può portare alla formazione di gruppi distinti di cuculi.
Tecnologia Un nuovo chip per la visione, chiamato Tianmouc, potrebbe contribuire allo sviluppo dei veicoli a guida autonoma, scrive Nature. Il chip, ispirato alla vista degli esseri umani, usa due percorsi complementari per analizzare una scena. Uno, più lento, serve ad analizzare le informazioni. L’altro è meno preciso ma permette di usare le informazioni più velocemente.
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