Un giorno del 2005 Khalid Salman Rezif, un cittadino di Haditha, nel nord dell’Iraq, torna a casa e trova tracce di sangue ovunque: sul pavimento, sulle pareti, sui mobili, perfino sul soffitto. Corre verso l’ospedale, dove i medici lo invitano ad entrare. Si trova davanti a 24 corpi massacrati, alcuni in sacchi per cadaveri, altri in normali buste nere, tutti appoggiati a terra. Tra questi riconosce quelli della sorella, del cognato e del nipote. In quegli anni il nord dell’Iraq è sotto occupazione statunitense: per le persone è difficile abitare quell’area perché sono continuamente sospettate di terrorismo dalle forze occupanti e di collaborazionismo dai gruppi terroristici. Per qualche tempo nessuno si assume la responsabilità di quella strage d’innocenti, fino a quando un articolo di Time non rivela che il responsabile è un gruppo di marines. Uno dei più affascinanti ed efficaci podcast investigativi statunitensi torna con una terza stagione perfetta, dopo essere stato comprato dalla rivista The New Yorker.
Il mercato continua a investire poco su contenuti caratterizzati da un’alta cura editoriale e giornalistica, eppure il pubblico continua a premiarli con milioni di ascolti e questa stagione di In the dark ha vinto sia un premio Peabody sia un Puli­tzer. La bellissima copertina del podcast, in pieno stile New Yorker, è dell’italiano Emiliano Ponzi.

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Questo articolo è uscito sul numero 1614 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati