L’ultimo orso è la storia di una ragazza di nome April. Ma è anche la storia di suo padre. I due viaggiano sull’isola degli Orsi, oltre il circolo polare artico. Il padre di April è un meteorologo, spedito a gestire una stazione isolata per sei mesi. Un tempo l’isola ospitava molti orsi polari, ma a causa dello scioglimento dei ghiacci marini, non ne è rimasto nessuno. Una catastrofe. In realtà ce n’è ancora qualcuno e il romanzo parla di questa presenza potente, un orso appunto, dimenticato e solitario. Seguiamo la straziante e toccante amicizia tra April e l’orso, mentre scopriamo di più sul loro passato e sul perché dobbiamo agire contro la crisi climatica. Leggendo scopriremo che questo romanzo è tante cose: un libro di fantascienza, è politico, è ambientalista. Ha il passo dei classici come Zanna Bianca, ma oltre l’avventura, c’è la voglia politica di cambiare il mondo. Un romanzo intelligente che si allontana dai cliché distopici. Il problema climatico, al centro della storia, è descritto senza inutili ansie, ma con un sano pragmatismo che porta anche a intravedere possibili soluzioni. Messi sul piatto tutti gli ingredienti possiamo senz’altro dire che Hannah Gold ha scritto un classico avvincente, pieno di amore, tenerezza, complicità. Tutti sentimenti utili in tempi bui in cui orsi, api, rinoceronti spariscono davvero.

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Questo articolo è uscito sul numero 1616 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati