Peter Beinart insegna giornalismo a New York, è caporedattore della rivista Jewish Currents e scrive regolarmente sul New York Times. Voce ascoltata dell’ebraismo statunitense di sinistra, attento ad ammettere gli errori nei suoi giudizi, ha cominciato a criticare in modo sempre più netto la politica del governo israeliano. In questo libro accorato e preciso presenta in cinque densi capitoli – scanditi da dati, statistiche, riferimenti alla storia, alla Bibbia e al Talmud – una serie di argomenti per smontare quelle idee che, a suo modo di vedere, impediscono a molti di criticare il massacro a Gaza e più in generale le scelte politiche di Netanyahu. Comincia affermando che il mantenere una visione degli ebrei come vittime dei crimini tende a far dimenticare quelli che hanno commesso. Mostra la relazione tra politiche di occupazione e segregazione praticate da Israele e il ricorso dei palestinesi alla violenza. Prosegue descrivendo gli argomenti che permettono di “non vedere” le ingiustizie che si stanno commettendo a Gaza (disumanizzazione del nemico, delegittimazione delle statistiche, accuse di usare i civili come scudi umani) e le decostruisce. Contesta quindi l’uso strumentale della nozione di antisemitismo, e conclude ampliando il quadro e qualificando l’attuale equiparazione tra Israele ed ebraismo come una pericolosa “idolatria”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1630 di Internazionale, a pagina 91. Compra questo numero | Abbonati