Le proteste contro il sovraffollamento turistico sono sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo. Da Barcellona a Venezia, da Maiorca alle Canarie, da Atene a Lisbona. Ma anche a Città del Messico, a Kyoto, a Bali e perfino in Antartide. Di overtourism si è cominciato a parlare nel 2017, scrive su The Conversation Freya Higgins-Desbiolles, che insegna alla University of South Australia, ma le proteste hanno una lunga storia. Nel 1975 il saggio The Golden hordes, l’orda d’oro (sottotitolo “Il turismo internazionale e la periferia del piacere”), scritto da John Ash e Louis Turner, aveva un capitolo sulle rivolte contro i turisti ai Caraibi, alle Hawaii e in Europa. Saltando indietro di cent’anni, intorno al 1880 gli abitanti del Lake district, in Inghilterra, cercarono di impedire l’arrivo dei treni pieni di turisti. Il filosofo John Ruskin scriveva: “Le stupide mandrie di turisti moderni si lasciano scaricare come carbone a Windermere e Keswick”. Mentre nel 1827, a Brighton, ci furono degli scontri dopo che le barche da pesca furono rimosse dalla spiaggia perché i turisti erano infastiditi dalle reti e dalla presenza dei pescatori. Ma di esempio in esempio, si può tornare ancora più indietro. Era il 51 dopo Cristo quando Seneca, lamentandosi dei bagnanti che affollavano le spiagge, scriveva: “Perché devo guardare gente ubriaca che barcolla sulla spiaggia o fa rumorose feste in barca e sentire di notte schiamazzi e canti?”. Come dice Freya Higgins-Desbiolles, sono parole che sembrano scritte oggi da un esasperato abitante di Amsterdam. Benvenuti e benvenute nel numero dei viaggi. Nelle prossime settimane il sito di Internazionale sarà sempre aggiornato. Abbonate e abbonati riceveranno ogni mattina la newsletter d’informazione. Nella serie estiva del Mondo, il podcast quotidiano di Internazionale, ci sono cinque interviste sui viaggi con Francesca Mannocchi, Susanna Nicchiarelli, Nada, Giorgio Parisi e Donatella Di Pietrantonio. Internazionale va in vacanza. Sarà di nuovo regolarmente in edicola il 22 agosto. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1625 di Internazionale, a pagina 9. Compra questo numero | Abbonati