Kyley Sitton, social media manager del quotidiano statunitense The Washington Post, racconta in un articolo come ha capito di essere dipendente da smartphone e social. “È diventato chiaro: il problema non era il mio telefono, era la mia incapacità di annoiarmi. Avevo colmato ogni tragitto giornaliero, ogni momento tranquillo con qualcosa: notifiche, distrazioni, foto”. Sitton ha provato Brick, un “mattoncino” che blocca le app che non vuoi usare: “Nei due mesi successivi i momenti di quiete hanno smesso di sembrare vuoti da riempire e hanno cominciato a sembrare veri e propri spazi per pensare”, spiega. “Ho cominciato a chiedermi: cosa mi interessa veramente quando non c’è pubblico?”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1641 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati