Durante un recente evento in videoconferenza con gli elettori di origine caraibica, Jumaane Williams, uno dei più importanti leader neri di New York, ha cercato di smentire le voci sulle cattive intenzioni di Zohran Mamdani, il candidato socialista favorito alle elezioni del 4 novembre. “Voglio mettere in chiaro che non vuole togliere la casa ai neri”, ha detto Williams alle circa novanta persone collegate. “Anzi, vuole assicurarsi che tutti noi possiamo restare nelle nostre case”.
|
|
|
| Podcast | |
|
Questo articolo si può ascoltare nel podcast di Internazionale A voce.
È disponibile ogni venerdì nell’app di Internazionale e su internazionale.it/podcast
|
|
Alle primarie del Partito democratico, a giugno, Mamdani ha battuto Andrew Cuomo pur ottenendo meno voti del rivale nei quartieri a maggioranza nera. La sua campagna elettorale è stata accusata di aver puntato tutto sui consensi della borghesia bianca, che sta facendo aumentare i prezzi delle case costringendo i vecchi residenti a lasciare il loro quartiere. Questa critica è stata riassunta da un consigliere di Hakeem Jeffries, leader dei democratici alla camera dei rappresentanti (anche lui afroamericano), secondo cui i sostenitori di Mamdani sono “quelli della gentrificazione”.
In vista dello scontro elettorale con Cuomo (che si candida da indipendente), Mamdani sta cercando di far cambiare idea agli elettori neri, sottolineando il suo impegno a difendere i proprietari di case e a ridurre i costi per le persone che faticano a restare in quartieri sempre più cari.
C’è ancora un certo scetticismo sulle credenziali di Mamdani e sulle sue proposte, e questo apre uno spiraglio per Cuomo, che in passato, quando si è candidato alla carica di governatore dello stato, ha potuto contare sul sostegno degli elettori neri. Gli alleati di Cuomo inoltre sperano che il ritiro dalla corsa di Eric Adams, l’attuale sindaco afroamericano della città, possa aiutare il loro candidato a ottenere l’appoggio dei neri contro Mamdani. “Al momento sembra che il voto di questi elettori sarà decisivo”, dice il reverendo Al Sharpton, noto attivista per i diritti civili. “Se due terzi dei neri saranno contrari a un candidato, sarà difficile che questo riesca a vincere a novembre”.
Secondo i sondaggi recenti condotti dalla Quinnipiac university e dal New York Times, Mamdani è il candidato preferito degli elettori neri. Anche se Jeffries si è rifiutato di sostenerlo, molti altri leader della comunità nera si sono schierati dalla sua parte. Tra questi ci sono Letitia James, procuratrice generale di New York, Yvette Clarke, deputata del congresso, e Carl Heastie, presidente della camera dello stato. Al Sharpton ha ammesso di essere rimasto impressionato da Mamdani, ma ha precisato di non aver ancora deciso quale candidato sostenere.
Facce note
Il reverendo Malcolm Byrd, pastore della Mother Ame Zion church, una storica chiesa nera di Harlem, ha accolto Mamdani per la messa domenicale. Dice di aver visto cambiare rapidamente la sua congregazione negli ultimi anni: “C’è un ricambio costante di residenti. Nelle comunità nere la chiesa è il luogo ideale per inviare un messaggio alla popolazione di colore”, continua Byrd.
Donovan Richards, presidente del distretto del Queens, in passato ha rappresentato le aree sudorientali del quartiere che ospitano una grande comunità nera della classe media, dove molti abitanti hanno una casa di proprietà. Lì Mamdani ha perso alle primarie, ma con un margine ridotto. Ora sta modificando il suo messaggio per concentrarsi sui problemi dei proprietari di case, e secondo Richards ha aperto un dialogo con le comunità storiche grazie a importanti leader neri, tra cui lo stesso Richards, che gli hanno garantito sostegno. Queste persone hanno spiegato a Mamdani che la sua proposta di congelare gli affitti per alcuni appartamenti potrebbe allontanare una parte dell’elettorato nero, tra cui i proprietari di casa che dagli affitti ricavano di che vivere. Mamdani ha risposto sottolineando la sua proposta di modificare il contestato sistema di tasse sugli immobili. Il meccanismo, particolarmente complesso e risalente a decenni fa, finisce per tassare i proprietari degli immobili nei quartieri più ricchi molto meno rispetto a quelli delle aree più povere. Mamdani ha anche dichiarato che metterà fine alla politica municipale di vendere i crediti fiscali nei casi in cui i proprietari non riescono a pagare le tasse sulla proprietà. Questo sistema prevede che il comune, invece di aspettare che il proprietario paghi, possa vendere il diritto di riscuotere il debito a investitori privati; negli anni ha colpito soprattutto le persone non bianche, provocando il pignoramento delle loro case.
Byrd non ha ancora dato il suo appoggio ufficiale a nessun candidato, ma ammette che Mamdani “ha conquistato molte persone” durante un recente incontro in chiesa. In quell’occasione si è rivolto ai fedeli mettendoli in guardia contro i candidati che sono sicuri di ottenere anche stavolta il voto dei neri solo perché in passato è sempre andata così.
“Zohran Mamdani ha dato voce e peso politico a una minoranza che finora era rimasta ai margini: i newyorchesi originari dell’Asia meridionale”, scrive il New York Times. Si tratta di una comunità che è cresciuta negli ultimi decenni, ma che finora non aveva avuto peso alle urne. “La candidatura di Mamdani, sostenuta da una rete di organizzazioni di base, è riuscita a mobilitare una fascia elettorale che votava poco o per niente: la partecipazione dei sudasiatici alle primarie del Partito democratico di giugno è aumentata del 40 per cento rispetto al 2021”.
Nato a Kampala da padre ugandese di origine indiana e da madre indo-statunitense, Mamdani ha concentrato molti dei suoi sforzi in campagna elettorale nei distretti del Queens e di Brooklyn, tra templi sikh e moschee, roti shop e supermercati indiani. La sua promessa di dare diritti materiali e riconoscimento culturale alle minoranze ha conquistato i lavoratori dei trasporti, famiglie a basso reddito e giovani impegnati per la giustizia sociale. Ramesh Kilawan, che viene da una famiglia indo-caraibica, dice di aver sempre votato senza entusiasmo per i democratici, ma di aver cambiato idea dopo aver incontrato un volontario della campagna di Mamdani: “Mi ha convinto parlando di politiche concrete, non di ideologie”. Kazi Fouzia, attivista di origine bangladese, descrive l’impegno delle aunties, le donne che dopo il lavoro vanno casa per casa a convincere i vicini della loro comunità: “Vedono in Zohran una speranza per la nostra gente”. Aadit Siwakoti, attivista di origine nepalese, ha apprezzato la posizione chiara di Mamdani contro la guerra e l’uso dei soldi pubblici per finanziare le armi a Israele.
Non tutti però si riconoscono in lui. Mousume Sarker, hindu originaria del Bangladesh, teme che il programma di Mamdani “non aiuti la città” e non perdona le sue critiche al premier indiano Modi, considerate un attacco agli hindu. Ma per altri elettori, come l’avvocata Sneha Jayaraj, il valore di Mamdani sta nella sua capacità di unire oltre le identità: “Il mondo intero, non solo New York, ha bisogno di questo”. ◆
Oltre ad andare spesso alle messe della domenica (ad agosto ha fatto tappa in più di dieci chiese), Mamdani ha incontrato i giovani imprenditori neri e i piccoli negozianti del quartiere di Little Caribbean. E di recente ha partecipato al West Indian day, una grande sfilata caraibica che si tiene ogni anno a Brooklyn per celebrare la cultura, la musica e le tradizioni dei paesi delle Indie Occidentali. È una sorta di rito di passaggio politico per tutti i candidati, dove la capacità di ballare a ritmo può, almeno temporaneamente, favorire o compromettere il sostegno elettorale. “Ho sempre detto che un buon leader deve saper ascoltare, quindi prima che mi chiediate di scatenarmi con il wining ho bisogno di vedere un buon esempio”, ha detto Mamdani alla folla riferendosi alla tradizionale danza giamaicana. I presenti hanno accolto l’invito, prima che Mamdani si esibisse ondeggiando i fianchi e incoraggiando la folla a seguirlo.
Durante un incontro recente con i giovani imprenditori neri e ispanici nel Bronx, Mamdani è rimasto ad ascoltare mentre gli elettori parlavano di accesso ai finanziamenti, d’istruzione, investimenti e costo della vita. Alcuni imprenditori non gradiscono i suoi legami con il socialisti democratici e hanno paura di perdere la possibilità di fare profitti in un sistema che storicamente li ha sempre penalizzati.
Per anni i candidati della sinistra radicale hanno faticato a convincere gli elettori neri più anziani e moderati, mentre hanno avuto più successo con i giovani. Una dinamica che ha condizionato le primarie del Partito democratico per le presidenziali del 2016 e del 2020, in cui gli elettori neri della South Carolina hanno bocciato il senatore socialista Bernie Sanders e premiato i candidati moderati che alla fine hanno ottenuto la nomination, Hillary Clinton e Joe Biden.
Shirley Fearon, una donna di ottant’anni di New York che in passato ha votato per Cuomo e per Adams, racconta di aver conosciuto Mamdani durante una grigliata di quartiere. Lentamente ne è stata conquistata e si è convinta che gli altri due candidati sono “corrotti”. Parlando dei suoi vicini e dei frequentatori della chiesa ancora poco convinti da Mamdani, Fearon ammette che “sono un po’ sospettosi. Noi anziani tendiamo a votare per quelli che già conosciamo”. ◆ as
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1637 di Internazionale, a pagina 44. Compra questo numero | Abbonati