I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.
Ai miei occhi Laura Gramuglia si salva verso la fine del libro quando scrive che “l’intenzione non è mai stata quella di avvilire nessuno. Incoraggiare ad aprire gli occhi sì.” Fino a lì mi ero sentita se non avvilita almeno provocata. Provocata perché mi sembra che Contro il matrimonio sia basato su un desiderio di lasciarsi alle spalle tutte le cose e le persone che possano rappresentare un ostacolo all’indipendenza più totale dell’individuo, e su una speranza di trovare la felicità in fondo al tunnel delle dipendenze. Ho paura che non sia così, non per tutte almeno. Ho vissuto una vita in cui non mi sono fatta limitare o costringere da nessuno. In continenti e paesi diversi, in modo autonomo e libero. Però ho anche provato a sacrificare un po’ di quella libertà e l’idea che mi sto facendo è che, uomini e donne, vediamo la nostra felicità solo come una somma delle libertà individuali che ci siamo prese, concesse o che abbiamo conquistato. Ma è necessariamente così? Non lo so ma, anche grazie a Gramuglia, ci sto riflettendo. E su un punto sono d’accordissimo con lei: dobbiamo fare le nostre scelte in modo consapevole, né per costume o tradizione né, soprattutto, per costrizione. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1641 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati