Se si osserva la storia dei presidenti degli Stati Uniti, emerge un dato imbarazzante: in tanti hanno mentito sulla loro salute. In alcuni casi nascondevano piccoli disturbi, in altri malattie gravi. E spesso ci sono voluti molti anni prima che i cittadini sapessero la verità.
Quando il 2 ottobre Donald Trump è stato ricoverato all’ospedale militare Walter Reed dopo aver contratto il covid-19, Kayleigh McEnany, portavoce della Casa Bianca, ha detto che la decisione era stata presa per “eccesso di cautela”. La mattina seguente Sean Conley, il suo medico, ha dichiarato che il presidente se la stava cavando molto bene. Ma poco dopo Mark Meadows, capo dello staff della Casa Bianca, rivelava che Trump aveva trascorso dei momenti “molto preoccupanti”. Conley è stato costretto ad ammettere di aver descritto un quadro troppo positivo: “Cercavo di trasmettere l’ottimismo che c’era nell’équipe medica del presidente”, ha spiegato. “E forse sembrato che stessimo cercando di nascondere qualcosa, cosa non necessariamente vera”.
Anche durante la presidenza di Woodrow Wilson, all’inizio del novecento, scoppiò una pandemia che causò la morte di centinaia di migliaia di statunitensi. Wilson fu contagiato, ma cercò di tenerlo nascosto. Quando si ammalò stava partecipando ai negoziati per la fine della prima guerra mondiale a Parigi, nell’aprile del 1919. I sintomi erano così gravi e improvvisi che il suo medico pensò che fosse stato avvelenato. Dopo una notte complicata, il medico scrisse una lettera a Washington per informare la Casa Bianca che le condizioni del presidente erano molto gravi.
Sia Trump sia Wilson hanno minimizzato la pandemia che si sono trovati a gestire, ma per motivi molto diversi. Trump ha detto di averlo fatto per non alimentare il panico, ma il suo comportamento è frutto anche di calcoli politici: il presidente non voleva che una crisi economica potesse compromettere le sue possibilità di essere rieletto. “Wilson era invece preoccupato che una qualsiasi notizia negativa potesse intaccare gli sforzi bellici”, spiega John Bary, professore associato di salute pubblica alla Tulane university.
Operazioni segrete
William Howell, che insegna politica degli Stati Uniti all’università di Chicago, dubita che la Casa Bianca possa adottare un atteggiamento più trasparente. “Trump starà scalpitando per riprendere la campagna elettorale”, sostiene Howell. “Farà di tutto per trasmettere un’impressione di forza e rimettersi al lavoro”. Ma, aggiunge, “stiamo parlando di un presidente che durante il suo mandato non è stato particolarmente sincero. Per questo molte persone non lo giudicano affidabile”.
Nella storia ci sono molti altri casi simili. Alla fine dell’ottocento il presidente Grover Cleveland, convinto che un cattivo stato di salute fosse una debolezza politica, si sottopose segretamente a un intervento chirurgico su uno yacht privato nel canale di Long Island. Nel 1944 a Franklin D. Roosevelt furono diagnosticate alta pressione sanguigna, ipertensione, insufficienza cardiaca e bronchite. Gli fu ordinato di mangiare piatti meno salati e di fumare meno. Mentre si avvicinavano le elezioni la Casa Bianca diffuse un comunicato per chiarire che il problema di salute del presidente non era serio. Roosevelt fu rieletto, ma morì pochi mesi dopo. Nel 1967 Lyndon Johnson fu operato in segreto a una mano. Secondo lo storico Robert Dallek, John F. Kennedy prendeva fino a otto farmaci al giorno, tra cui antidolorifici, stimolanti, sonniferi e ormoni. ◆ ff
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1379 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati