Mio figlio (dodici anni) ha preso dei soldi dal portafogli della nonna. Ci siamo rimasti malissimo e anche se poi l’abbiamo rimproverato e ne abbiamo parlato, mi resta la sensazione di aver sbagliato qualcosa. Non gli abbiamo trasmesso il messaggio che rubare è molto grave? –Enea

La stanza del figlio è un film di Nanni Moretti del 2001. Racconta il devastante impatto emotivo che la morte di un ragazzo ha sui genitori e sulla sorella, che si ritrovano improvvisamente soli, ognuno alle prese con il proprio dolore. L’ho trovato bellissimo, anche se oggi che ho dei figli non sono sicuro che riuscirei a guardarlo. La cosa che mi è rimasta impressa in questi anni è la prima parte del film, che apparentemente non ha nulla a che fare con il dramma: il ragazzo è stato accusato dalla scuola di aver rubato un fossile dal laboratorio e rischia la sospensione, ma lui nega. I genitori gli credono e prendono le sue difese con gli insegnanti. Quando poi il ragazzo confida alla madre di aver mentito, i genitori sono profondamente amareggiati e preoccupati per il suo comportamento. Con questo stratagemma narrativo Moretti riesce a creare uno spietato contrasto tra quel dispiacere e il dolore immenso che i genitori proveranno dopo, ricordandoci che è importante relativizzare le piccole ansie legate alla vita quotidiana dei figli. Rubare è sbagliato. Ma a dodici anni è comprensibile voler testare i confini di ciò che è lecito. Continuate a parlare con lui del perché è importante essere onesti, ma liberatevi di ogni senso di colpa. Quello che vi è successo è normale amministrazione.
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Questo articolo è uscito sul numero 1551 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati