Da quando è stato premiato come villaggio più pulito della wilaya (provincia) di Béjaïa, Aguemoune Nath Amar attira un gran numero di visitatori. In questo borgo a 1.800 metri di altitudine, in mezzo ai monti della Cabilia, una regione storica dell’Algeria nordorientale, i turisti arrivano per immortalare i vicoli puliti e pieni di fiori, le strade lastricate, i muri e le porte decorate, la fontana pubblica centenaria e la piazza principale dove troneggia un vecchio frantoio.

Quest’anno al concorso parteciperanno altre decine di villaggi. Molti si stanno già preparando con determinazione. Era stato Rabah Aïssat, il presidente dell’assemblea popolare della wilaya di Tizi Ouzou, a lanciare nel 2006 l’idea di un concorso per premiare il borgo più bello e pulito della regione. Alla prima edizione hanno partecipato in pochi, ma con il passare degli anni i comuni che aspirano a questo titolo si sono moltiplicati. Rabah Aïssat fu assassinato da un gruppo terroristico pochi mesi dopo aver proposto l’iniziativa, ma la sua idea è sopravvissuta e ha avuto successo.

Autogestione

La competizione ha innescato una dinamica virtuosa nei paesini cabili, ma già prima alcune comunità avevano deciso di prendere in mano le redini del loro sviluppo. È il caso di Zouvga, pittoresco borgo medievale di case in pietra, circondato da olmi e frassini sulle pendici del massiccio del Djurdjura. Zouvga si autogoverna attraverso il comitato del villaggio, un gruppo di cittadini eletti da tutti i residenti che ha il compito di raccogliere denaro e provvedere ai bisogni della collettività.

Nel giro di pochi anni a Zouvga sono nati un asilo nido, un museo, un chiosco che offre vari servizi, alcune fontane, un parco giochi, dei bagni pubblici, un’infermeria, una biblioteca, una sala di lettura, un acquedotto che porta l’acqua al villaggio dalle sorgenti di montagna e un’imponente casa dei giovani, con una sala conferenze, un centro informatico, un ambulatorio e vari uffici. Immerso nel verde e nei fiori, Zouvga è pulitissimo: è stato uno dei primi villaggi a vincere il concorso.

I fondi a disposizione del comitato derivano in gran parte dai contributi delle famiglie, e sono raccolti e gestiti da un tesoriere, sotto il controllo di un commissario dei conti. Ogni famiglia versa 150 dinari al mese (circa 0,90 euro). Arrivano soldi anche dagli algerini emigrati in Francia, dall’affitto della sala delle feste, dal chiosco che offre più servizi, oltre che dagli uliveti e dalla vendita della legna raccolta nei boschi.

Alcuni picchi montuosi e qualche foresta più in là, il borgo di Tiferdud si erge orgoglioso di fronte al Djurdjura, a 1.197 metri di altezza. Il villaggio, che ha quasi quattromila abitanti, ha l’aria di una roccaforte naturale e ha vinto il concorso nel 2017. Quell’anno i suoi abitanti si sono dati da fare per pulirlo, ristrutturarlo e decorarlo, rendendolo più bello e rispettoso della natura.

Murales, statue, fontane pubbliche, vasi di fiori a ogni angolo di strada e davanti a ogni porta, cestini dei rifiuti a portata di mano, spazi verdi e aiuole un po’ ovunque l’hanno reso una specie di museo a cielo aperto, e un’attrazione per i turisti di tutta l’Algeria.

Attenzione all’ambiente

A Tiferdud vale una sola regola: tutte le opere devono essere realizzate su base volontaria. “Dopo una riunione o un’assemblea generale si definisce quale progetto realizzare per primo e si distribuiscono i compiti tra le persone che si sono fatte avanti per lavorarci”, spiega Hocine, uno dei membri più anziani del comitato del villaggio.

Il concorso per il paese più bello e più pulito ha permesso anche di capire quanto gli abitanti siano consapevoli dei problemi ecologici e ambientali. Le commissioni di valutazione visitano i luoghi candidati per verificare le condizioni e le decorazioni delle strade e delle piazze, la manutenzione delle fontane e degli abbeveratoi, lo stato di conservazione di monumenti, luoghi pubblici e spazi culturali. Ma guardano anche come sono gestiti, smaltiti e riciclati i rifiuti, se è stato adottato un regolamento specifico per il villaggio e com’è organizzata la raccolta. Nell’ultimo anno si è cercato di dare più enfasi al lato ecologico della competizione per spingere i cabili a impegnarsi in difesa dell’ambiente.

“Il comitato è l’autorità suprema del villaggio. Ogni quartiere elegge i suoi rappresentanti, che sono in tutto 49”, spiega Khaled, un dentista che fa parte di quello di Aguemoune Nath Amar. Appena eletto, il comitato indice un’assemblea generale per presentare i progetti. Si discute di acqua, rifiuti, apertura di strade di campagna, ma anche di questioni economiche, culturali e sociali. L’acqua potabile, per esempio, ora non è più un problema per i cittadini di Aguemoune Nath Amar, che hanno destinato i loro contributi alla realizzazione di un acquedotto che prende l’acqua dalle sorgenti di montagna e la fa arrivare al villaggio. Nel prossimo futuro il comitato vuole investire sull’ecoturismo, attraverso la creazione di una rete di bed and breakfast per accogliere i visitatori.

Ogni quartiere del paese ha un responsabile incaricato di raccogliere i contributi, che sono fissati in 1.200 dinari (circa 7 euro) all’anno per famiglia. Quella persona consegna poi i soldi raccolti al tesoriere principale. “Non sono somme grandissime, ma bastano a coprire i costi per le riparazioni delle condutture o altri lavori di manutenzione”, dice un membro del comitato. “Anche i nostri ex concittadini che sono andati a vivere in Francia o che si sono trasferiti nelle grandi città algerine versano la loro quota”, precisa un altro rappresentante.

Il regolamento ancestrale di Aguemoune Nath Amar è stato adattato alla realtà di oggi. Per farlo è servito un dibattito durato sette mesi, a cui ha partecipato tutta la popolazione. “È democrazia partecipativa, come vuole la tradizione ancestrale della tajmaat”, afferma Kamel, uno dei più giovani nel comitato (si riferisce all’usanza cabila in base alla quale tutti gli uomini del villaggio si radunano nella piazza principale per prendere le decisioni riguardanti la collettività; le donne non sono coinvolte, ma hanno formato le loro associazioni). Così i giovani del villaggio sono riusciti a infondere nuova vita in vecchie strutture ancestrali. Più flessibili e moderne, le nuove istituzioni di villaggio uniscono le esigenze legate allo sviluppo sostenibile alla necessità di risolvere i problemi che i cittadini incontrano nella vita di tutti i giorni.

Allo stesso tempo si occupano di migliorare le condizioni di vita all’interno della comunità: l’accesso all’acqua potabile, lo smaltimento dei rifiuti, l’abbellimento delle strade e delle piazze sono spesso le priorità dei comitati di villaggio. Iniziative simili si stanno sviluppando un po’ dappertutto in Cabilia. E sono un modo per rimediare alle carenze del governo centrale di Algeri. ◆adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1398 di Internazionale, a pagina 58. Compra questo numero | Abbonati