“Non ho mai visto una rete di questa portata”, ammette sbalordito Kevin Limonier, ricercatore dell’Istituto francese di geopolitica specializzato in disinformazione e influenza russa nel web. Dopo mesi di lavoro e un’indagine durata più di un anno, il 9 dicembre 2020 l’ong belga Eu DisinfoLab ha pubblicato un rapporto di un centinaio di pagine che svela i meccanismi della più grande lobby e rete di disinformazione mai vista sul territorio europeo. Un’organizzazione tentacolare che opera da quindici anni al parlamento europeo e alla sede dell’Onu a Ginevra, con risultati concreti. Secondo Ben Nimmo, esperto di disinformazione e giornalista d’inchiesta di Graphika, una società che analizza i social network, le Indian chronicles, l’insieme dei documenti raccolti dall’ong, rivelano “una rete di disinformazione di portata e impatto paragonabili alle interferenze russe durante la campagna elettorale del 2016 negli Stati Uniti”. Si tratta di una vera macchina della propaganda che promuove gli interessi dell’India, un paese di cui si parla poco anche se è grande come un continente.
Questo meccanismo dagli ingranaggi ben oliati e dalle numerose ramificazioni ha numeri che danno le vertigini: centinaia di siti internet, decine di ong fittizie e centinaia di falsi siti d’informazione creati dal nulla al servizio degli interessi di New Delhi e del suo primo ministro, il nazionalista Narendra Modi. Al centro di questa ragnatela, i cui contorni sono ancora difficili da definire, c’è un consorzio di aziende indiane, la holding Srivastava, che sul suo sito si definisce “il gruppo in più rapida crescita del paese, con interessi nelle risorse naturali, nell’energia pulita, nello spazio aereo, nei servizi di consulenza, nella salute, nella stampa e nell’editoria”.
È nell’interesse di New Delhi evitare che alcuni temi siano all’ordine del giorno o oggetto di dibattito al parlamento europeo
La Srivastava aveva già attirato l’attenzione organizzando una visita in Kashmir, regione contesa tra l’India e il Pakistan, per una ventina di eurodeputati, molti dei quali di estrema destra, tra cui il francese Thierry Mariani, uno dei principali protagonisti di questa inchiesta. Ma al di là di quel che si legge sul suo sito, il gruppo Srivastava appare come un guscio vuoto. Come osserva il giornalista Rohini Singh su The Wire, la Srivastava non sembra svolgere attività reali, e raggruppa diverse aziende apparentemente dormienti o dal capitale modesto.
Se, a quanto pare, gli affari non sono il suo forte, la Srivastava eccelle però nella disinformazione. Alla fine del 2019 era già stata segnalata in un primo rapporto di Eu DisinfoLab, da cui emergeva il suo coinvolgimento in una rete di almeno 265 falsi siti d’informazione attivi in una sessantina di paesi, tra cui la Francia. Dopo l’uscita del rapporto, quasi tutti i siti in questione hanno improvvisamente chiuso.
La mancata reazione delle autorità ha permesso alla Srivastava di ricostruire rapidamente una nuova rete per sostituire quella appena smantellata: “La grande differenza rispetto al 2019 è che siamo riusciti a mostrare il meccanismo che permette di riciclare le informazioni ‘sporche’ per poi diffonderle a un pubblico di 1,3 miliardi di indiani”, spiega Alexandre Alaphilippe, direttore di Eu DisinfoLab. La Srivastava può contare sul forte sostegno della Asian News International (Ani), la più grande agenzia di stampa indiana specializzata in contenuti video, che trasmette in tempi record i contenuti prodotti dai siti della nuova rete del gruppo, attenti a non attirare l’attenzione. Quasi tutte le tv indiane dipendono dall’Ani: l’agenzia è tradizionalmente ben disposta nei confronti di chi governa in India, come ha notato Praveen Donthi in un’inchiesta su The Caravan. I suoi contenuti sono poi ripresi da moltissimi mezzi d’informazione del paese che danno così alla notizia un’apparente credibilità. Tutto questo per favorire gli interessi di Narendra Modi e del Bharatiya janata party (Bjp), il partito nazionalista indù al potere dal 2014.
**Disinformare **
Riassumiamo: da quindici anni è in corso un’operazione in due continenti con l’obiettivo di favorire gli interessi dell’India. I suoi artefici hanno una conoscenza sufficientemente dettagliata delle istituzioni europee, tanto da poterne sfruttare le lacune per diffondere informazioni false e influenzare le opinioni dei leader. Potrebbe essere opera dei servizi segreti indiani? “Su questo dobbiamo essere estremamente prudenti”, dice Kevin Limonier. Anche Eu DisinfoLab è cauta. Ma gli indizi che danno credito a questa ipotesi sono molti, a cominciare dai dirigenti della Srivastava. Il nome del fondatore del gruppo, Govind Narain Srivastava, compariva già nel 1987 in un rapporto del dipartimento di stato statunitense sulla propaganda sovietica, recentemente desecretato. Govind Narain era anche molto vicino al regime nordcoreano, di cui alimentava la propaganda, tanto che alla sua morte nel 2012 la moglie Pramila ricevette un messaggio di condoglianze dal presidente del presidium dell’Assemblea suprema del popolo nordcoreano Kim Yong-nam.
Nel 2009 Pramila, oggi nel consiglio d’amministrazione della Srivastava, minacciò una pediatra intervenuta al Consiglio per i diritti umani dell’Onu per parlare degli infanticidi nel Punjab. La dottoressa, che aveva contraddetto Pramila Srivastava e presentato, secondo quest’ultima, “una falsa immagine dell’India”, doveva “accettare le conseguenze”, come riferito in un comunicato stampa dell’associazione Lawyers for human rights international. Una velata minaccia a cui seguirono però i fatti: al suo ritorno in India la pediatra fu interrogata dai servizi segreti di New Delhi.
Nella vicenda sembra essere implicato anche Ankur Srivastava, che si presume appartenga alla stessa famiglia, fondatore e direttore della Aglaya, un’azienda che vende malware (software nocivi) ed è domiciliata allo stesso indirizzo della Srivastava. Il suo numero di telefono è lo stesso usato da uno dei falsi siti d’informazione del gruppo. Interrogato da Forbes nel 2013 sulla sua attività e sui suoi clienti, Ankur Srivastava ha confidato di lavorare “solo con i servizi segreti indiani”. Per quanto riguarda l’operazione in sé, sembra improbabile che una rete simile, attiva da quindici anni sul territorio europeo con il costo finanziario che questo può comportare, sia opera di un semplice lobbista.
Poi ci sono le “briciole”, gli indizi sparsi qua e là. È il caso dell’indirizzo email charles.forceps@gmail.com, associato ai server che ospitano molti falsi giornali legati al gruppo, come il Socialist Weekly, Khalsa Akhbar Lahore o il Times of Azad Kashmir. Anche se il nome nell’indirizzo può sembrare innocuo, non è scelto a caso: si riferisce in realtà a un personaggio di The chronicles of Budgepore, il romanzo satirico sulla colonizzazione inglese dell’India scritto da Iltudus Thomas Prichard. Charles Forceps ha anche una pagina Facebook su cui è presentato come un “investigatore dei diritti umani” che lavora all’Onu. Ma l’immagine del suo profilo è in realtà una foto di James Purnell, ex direttore della Bbc.
Un altro dettaglio attira l’attenzione: il gruppo Srivastava ha registrato il nome del dominio kashmircentre.eu. Il sito Intelligence Online fa notare però che nel 2011 l’ong Kashmir centre, con sede a Bruxelles, era in realtà una copertura dell’intelligence pachistana. È difficile credere a una semplice coincidenza e non piuttosto a un’allusione ai servizi segreti pachistani.
Che sia o meno opera dell’intelligence di New Delhi, la rete è riuscita a mettere radici profonde nelle istituzioni europee e ha già ottenuto risultati molto concreti, in particolare grazie al sostegno di alcuni politici. A differenza di altri paesi, che seguono strategie aggressive di influenza e disinformazione sul territorio europeo, l’India si presenta come un’alleata dell’Unione. Secondo Antoine Bondaz, esperto di Cina della Fondazione per la ricerca strategica, un centro studi francese, “gli indiani sono chiaramente impegnati in un’operazione per attirare il sostegno dei paesi occidentali. Hanno capito che non possono dipendere solo dagli Stati Uniti e si stanno avvicinando a noi tenendo d’occhio la Cina”. Per Bondaz l’India ha tutto l’interesse a preservare la sua immagine nel vecchio continente e “non sottovaluta il peso di un’Unione europea che parla con una sola voce”.
È nell’interesse di New Delhi evitare che alcuni temi siano all’ordine del giorno o oggetto di dibattito al parlamento europeo. Per esempio, la situazione nel Kashmir, la persecuzione delle minoranze, soprattutto dei musulmani, la svolta autoritaria da quando Narendra Modi è al governo, gli omicidi di giornalisti e la crescente difficoltà che incontrano le ong a lavorare nel paese: tutti temi che l’India ritiene debbano essere raccontati dal “suo” punto di vista. La rete Srivastava garantisce a New Delhi un’immagine candida come la neve dell’Himalaya.
Giornali fasulli
“Porgo i miei più calorosi saluti al primo ministro Modi in occasione della giornata dell’indipendenza dell’India. In un periodo in cui il mondo intero combatte contro il covid-19, è un piacere vedere il paese eccellere grazie alla sua operosa leadership”. Questo il cordiale messaggio dell’eurodeputato del Rassemblement national (ex Front national, partito francese di estrema destra) Thierry Mariani in un video pubblicato su Twitter il 14 agosto 2020 dall’account della rivista online Eu Chronicle.
Eu Chronicle è uno dei falsi giornali online creati per servire gli interessi di New Delhi. Mariani, ex ministro dei trasporti durante la presidenza di Nicolas Sarkozy (2007-2012), non è stato il solo a esprimere la sua simpatia al primo ministro indiano in quell’occasione. Anche l’ex vicepresidente del parlamento europeo, Ryszard Czarnecki (Pis, partito polacco conservatore ed euroscettico), e l’eurodeputato italiano Fulvio Martusciello (Forza Italia) l’hanno fatto attraverso lo stesso account Twitter.
Eu Chronicle è comparso online per la prima volta nel maggio 2020. Nonostante la grafica spartana e una presenza sui social network molto ridotta (solo 400 follower su Twitter, nessuna pagina Facebook), il sito si presenta con toni ambiziosi e invita i lettori a entrare in “in un mondo di conoscenza, sapienza e verità” e a confrontarsi con l’attualità in modo inedito. Ma, se si guarda con attenzione, sembra un accumulo di dispacci di agenzie e comunicati stampa, cosa strana visto che assicura di lavorare con veri “giornalisti indipendenti” a Bruxelles. Ma sono molti gli elementi sospetti.
Eu DisinfoLab ha ricostruito la giornata di una “giornalista” di Eu Chronicle, seguendone le attività il 29 ottobre 2020. Rita Storen, una delle principali collaboratrici del sito, avrebbe cominciato a lavorare a mezzanotte e avrebbe lasciato l’ufficio alle 18.40. Una giornata piena, durante la quale ha collezionato inesattezze, copiato comunicati stampa e scritto notizie brevi di una sola frase. Storen, di cui non si trovano tracce altrove, più che una “giornalista indipendente” di Bruxelles sembra un bot.
Da un’analisi del sito più approfondita emerge un primo indizio inequivocabile che consente di collegare Eu Chronicle al gruppo Srivastava: l’indirizzo ip è lo stesso di quello registrato da alcune ong del gruppo. E non è tutto. Il “giornale” funziona proprio come il sito Ep Today (in cui la sigla sta per European parliament), anch’esso legato al gruppo Srivastava e identificato da Eu DisinfoLab in un’inchiesta precedente. Il sito, presentato come una vetrina del parlamento europeo, è sparito subito dopo la pubblicazione del primo rapporto di Eu DisinfoLab.
Eu Chronicle, proprio come Ep Today, ospita una rubrica di articoli di opinione soprattutto di eurodeputati: anche se il sito non ha alcuna visibilità, ne sono già stati pubblicati una decina. Tra questi, uno di Thierry Mariani, uno di Fulvio Martusciello e due di Ryszard Czarnecki (gli ultimi due avevano già scritto per Ep Today). A DisinfoLab ne sono ormai certi: Eu Chronicle è il successore di Ep Today. La rete di Srivastava, smantellata nel 2019 dopo il primo rapporto di Eu DisinfoLab, è stata quindi ricostruita, in barba alle autorità europee.
Julie Ward è un’ex parlamentare europea britannica che ha firmato un articolo su Ep Today. Spiega che all’epoca fu avvicinata da Madi Sharma, una lobbista vicina all’ex presidente del Comitato economico e sociale europeo Henri Malosse. “Penso che per avvicinarmi si fosse informata sui temi che m’interessavano – diritti delle donne e dell’infanzia, imprenditoria – e che adattasse il suo discorso a seconda del deputato che aveva di fronte”, racconta Ward. Madi Sharma le propose di firmare insieme a lei degli articoli per Ep Today sui diritti delle donne in Arabia Saudita. Poi le suggerì il contenuto di diverse interrogazioni parlamentari, di cui almeno una fu presentata. “In seguito mi sentii a disagio quando mi propose di firmare insieme un articolo sulle violazioni dei diritti umani nel Belucistan, una delle province del Pakistan, perché mi sembrava molto tendenzioso e, anche se sono critica nei confronti del governo pachistano, quello che mi preoccupava di più era la politica di Narendra Modi”, continua Ward.
“Va detto che a Bruxelles pubblicare articoli ed editoriali è una pratica molto comune. Servono ai deputati per far conoscere le loro posizioni e ai giornali che li pubblicano per rafforzare la loro credibilità”, spiega il direttore di Eu DisinfoLab Alaphilippe, che aggiunge: “I lobbisti li sfruttano per instaurare con gli eurodeputati quel rapporto di fiducia indispensabile per poi proporgli le interrogazioni parlamentari da presentare”. Una forma di influenza soft, insomma.
Del resto, è ancora Madi Sharma che troviamo dietro le quinte di Eu Chronicle. La lobbista, che si presenta anche come corrispondente in Europa per il modesto New Delhi Times, è entrata in contatto con Emmanuel Foulon, assistente dell’eurodeputato belga socialista Marc Tarabella. “Sharma mi aveva contattato per dirmi che avrebbe potuto far pubblicare il comunicato stampa che avevo scritto in occasione dei due anni dall’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi”, racconta Tarabella. “Ho scoperto più tardi che il comunicato era stato pubblicato su Eu Chronicle, di cui all’epoca non conoscevo l’esistenza”. Tarabella ha chiesto e ottenuto la rimozione del suo articolo dal sito.
“Non mi stupisce, è la scoperta dell’acqua calda. Tutti hanno una rete di disinformazione: la Cina, l’Europa, gli Stati Uniti”
Come se non bastassero i legami accertati con Ep Today e poi Eu Chronicle, Madi Sharma risulta coinvolta anche nella discussa visita di una delegazione di eurodeputati in Kashmir nell’ottobre del 2019, organizzata grazie all’intervento della ong Westt (Women’s economic and social think tank), di cui è presidente. Interrogata sul ruolo dell’ong nell’organizzazione della visita, Madi Sharma ha risposto che si trattava di “un’informazione falsa” (più esattamente, a ogni domanda ha risposto usando l’espressione fake news). Anche qui, qualcosa non quadra: non solo diversi eurodeputati che hanno partecipato al viaggio hanno citato in dichiarazioni pubbliche la Westt tra i finanziatori, ma il quotidiano The Hindu ha svelato uno scambio di email tra alcuni eurodeputati e la lobbista, in cui quest’ultima precisa di essere lei stessa l’organizzatrice del viaggio.
E chi c’era tra i partecipanti? Thierry Mariani, Ryszard Czarnecki, Fulvio Martusciello e anche Henri Malosse, che ha dichiarato a Les Jours: “So perfettamente che l’ong che ci ha invitati lavora per il governo indiano, o quanto meno ne difende le posizioni. Quello che voi definite ‘repressione’ nel Kashmir è una lotta contro gruppi terroristici”.
Un’argomentazione che sposa la versione di New Delhi, come spiega un ricercatore, esperto di India, che preferisce mantenere l’anonimato per paura di non poter tornare nel paese: “La retorica indiana sul Kashmir s’inserisce nella narrazione della guerra contro il terrorismo jihadista. Da un punto di vista analitico e scientifico, tuttavia, il jihad in questa regione è una guerra di liberazione; in altre parole, quello che New Delhi vuole far passare per jihadismo internazionale è in realtà un conflitto territoriale”.
“So che il viaggio aveva uno scopo politico”, dichiara Thierry Mariani, che rivendica apertamente il sostegno al governo Modi e che, peraltro, non respinge le conclusioni di Eu DisinfoLab sull’esistenza a Bruxelles di una rete d’influenza a favore dell’India: “Non mi stupisce, è la scoperta dell’acqua calda. Tutti hanno una rete di disinformazione: la Cina, l’Europa, gli Stati Uniti”. Un bel modo di relativizzare se si pensa che Mariani di recente è entrato a far parte della commissione speciale del parlamento europeo per la “lotta contro le ingerenze straniere nei processi democratici dell’Unione, compresa la disinformazione”.
Lavanderia di notizie false
Certo, l’impatto degli articoli pubblicati da Eu Chronicle è limitato dalla scarsa visibilità del sito. Ma il gruppo Srivastava può contare sul sostegno dell’Ani, la più grande agenzia di stampa indiana, che riprende regolarmente i contenuti di Eu Chronicle. Il ricercatore che vuole mantenere l’anonimato spiega che “quasi tutte le tv indiane dipendono dall’Ani o ne sfruttano i contenuti, senza i quali molti mezzi d’informazione del paese chiuderebbero i battenti”. L’Ani ne approfitta per eliminare qualche dettaglio all’informazione prima di distribuirla ai clienti, che poi diffondono in India un’informazione in parte “riciclata”.
◆ Questo articolo fa parte di un’inchiesta in quattro parti pubblicata dal quotidiano francese online Les Jours e basata sulle informazioni raccolte dall’ong Eu DisinfoLab in un anno di lavoro. L’inchiesta ha svelato l’esistenza di una rete di disinformazione guidata dal gruppo Srivastava per favorire gli interessi del governo indiano e screditare il Pakistan a livello internazionale. La rete è attiva anche al Consiglio dell’Onu per i diritti umani a Ginevra attraverso varie ong di facciata. I rappresentanti di queste ong intervengono regolarmente alle sessioni del consiglio. Il ministero degli esteri indiano ha negato che New Delhi conduca campagne di disinformazione. Le istituzioni europee non si sono mai accorte dell’attività di manipolazione delle notizie che va avanti da quindici anni. Il servizio diplomatico dell’Unione europea ha spiegato che l’attenzione di Bruxelles è concentrata sui responsabili della disinformazione russa e cinese in Europa. Les Jours, Bbc
Particolarmente eloquente l’esempio di un articolo di Ryszard Czarnecki, scritto quando era vicepresidente del parlamento europeo e pubblicato su Ep Today. Nel testo, intitolato “La guerra dell’India contro il terrorismo”, l’eurodeputato dichiarava il suo sostegno al paese per gli attacchi sferrati nel Kashmir pachistano. Con uno stratagemma, sul sito dell’Ani questo sostegno personale diventava un “sostegno del parlamento europeo” agli “attacchi dalla precisione chirurgica” di New Delhi. Naturalmente la fonte era Ep Today, ma quando il dispaccio dell’Ani veniva ripreso dal giornale indiano The Economic Times, che lo dispensava ai suoi lettori, ai 3,7 milioni di follower su Twitter e ai 4,2 milioni di fan su Facebook, la fonte spariva.
The Economic Times non è il solo ad avere ripreso i dispacci dell’Ani tratti da articoli di Ep Today o di Eu Chronicle. La rivista economica indiana Bw Businessworld ha riprodotto almeno otto dispacci dell’Ani provenienti da Eu Chronicle; il servizio di video on demand ZEE5 almeno nove; Yahoo News India almeno dodici. Anche il giornale Business Standard o il Times of India (11 milioni di fan su Facebook, 13 milioni di follower su Twitter) hanno ripreso questo genere di contenuti. È così che l’informazione “sporca” diventa pulita e disponibile per tutti i lettori e telespettatori in India. Una micidiale catena di distorsione delle notizie, a cui sono state esposte potenzialmente centinaia di milioni di persone.
Secondo i calcoli degli investigatori di Eu DisinfoLab, l’Ani nell’arco di sei mesi ha citato contenuti pubblicati su Eu Chronicle tredici volte. Perché l’Ani riprende contenuti di un oscuro sito internet? E com’è che sa della sua esistenza? Domande senza risposta, perché l’Ani non ha voluto rilasciare interviste, come del resto neanche Ryszard Czarnecki e né Fulvio Martusciello.
È impossibile verificare se il battito delle ali di una farfalla in Brasile può provocare un ciclone in Texas, ma oggi è inconfutabile che un articolo scritto in Europa permette d’influenzare l’opinione pubblica in India. ◆ mm, av
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Questo articolo è uscito sul numero 1405 di Internazionale, a pagina 60. Compra questo numero | Abbonati