A Santo Domingo Xenacoj, un comune nel dipartimento di Sacatepéquez, in Guatemala, c’è una radio locale che ha contribuito ad arginare la diffusione del covid-19. Dall’inizio della pandemia, radio Naköj trasmette brevi messaggi su come prevenire il contagio: in modo gioioso e creativo i conduttori danno istruzioni per indossare correttamente la mascherina, parlano dell’importanza di lavarsi le mani e perfino del baratto come strategia per affrontare la crisi economica provocata dall’emergenza sanitaria.
Questi messaggi hanno un ruolo importante nella prevenzione della malattia, tanto più che le informazioni fornite dal governo sono scarse e lacunose. Dal 13 marzo 2020, quando è stato registrato il primo caso di covid-19, il presidente Alejandro Giammattei ha vietato ai sindaci di inviare le informazioni sulla pandemia alle amministrazioni regionali. Tutti i dati dovevano essere diffusi direttamente dal ministero della sanità. Dopo alcune settimane è risultato evidente che i rapporti erano frammentari e incompleti. Il governo, per giustificarsi, ha detto che non diffondeva informazioni complete per evitare che le persone malate fossero stigmatizzate. Anche se alcuni sindaci non hanno rispettato le indicazioni del governo e hanno informato i cittadini dei contagi nelle prime settimane della pandemia, il paese è andato avanti a tentoni, senza conoscere il vero stato della crisi sanitaria. In questo contesto il lavoro di radio Naköj ha avuto un effetto concreto sulla vita degli abitanti della comunità.
“Siamo un gruppo di cinque persone, lavoriamo da mesi senza mai fermarci”, spiega José Sián, che nel 2013 è stato uno dei fondatori della radio. Sián ha 29 anni, fa il maestro e lavora anche come comunicatore per l’associazione degli avvocati e dei notai maya. Fa parte del consiglio che gestisce la radio insieme ad altre sei persone: tre maestri, un contabile e un addetto alla sicurezza. Ci sono anche dei volontari che lavorano come cronisti, traduttori e conduttori radiofonici. Nel piccolo studio con le pareti verdi e una scrivania producono brevi spot informativi, organizzano dirette Facebook e trasmettono in spagnolo e in kaqchikel, la lingua maya parlata da più dell’85 per cento degli abitanti di Santo Domingo Xenacoj.
Il governo invece ignora la realtà linguistica locale e non comunica con efficacia nelle lingue native, così allontana i cittadini dalle istituzioni e lascia le comunità nell’ignoranza. Sián è convinto che la radio abbia aiutato gli abitanti di Santo Domingo a resistere alla pandemia, con l’aiuto di altre dieci organizzazioni. “Da subito abbiamo trasmesso e tradotto tutte le informazioni ufficiali. Abbiamo anche usato mezzi d’informazione alternativi come Nómada, Plaza Pública e Agencia Ocote. Abbiamo studiato i dati, li abbiamo confrontati con quelli ufficiali e li abbiamo tradotti in kaqchikel”, spiega Sián. Poi precisa che il consiglio di gestione ha previsto un protocollo di sicurezza anche per i volontari della radio.
In Guatemala i primi tre casi di covid-19 sono stati individuati a San Pedro Sacatepéquez, un comune a nove chilometri da Santo Domingo Xenacoj. Il virus ha cominciato a diffondersi in direzione della capitale e all’interno del dipartimento, ma ci sono voluti un paio di mesi prima che arrivasse nella comunità. “Su questo ritardo hanno inciso questioni geografiche e demografiche, ma sono sicuro che il lavoro fatto dalla radio e dalle organizzazioni sociali del posto ha avuto un ruolo importante”, dice Sián. Oltre alle notizie locali, alle regole sanitarie da seguire e alle istruzioni sul distanziamento sociale, in radio hanno parlato della questione dei migranti: “Diversi cittadini espulsi dagli Stati Uniti sono stati trattati male ed emarginati quando sono tornati. Per questo abbiamo parlato del loro diritto di partire e di essere trattati con rispetto al ritorno in Guatemala”, dice. Finora la comunità ha registrato solo sedici casi di covid-19 in un territorio di più di dodicimila abitanti.
Mais e fagioli
In Guatemala i nativi sono quasi il 40 per cento della popolazione e più di un milione di abitanti s’identifica come maya kaqchikel. Nonostante questi numeri, lo stato non informa le comunità nelle loro lingue d’origine. È una carenza storica che emerge anche nei servizi sanitari, nell’istruzione e nel settore dell’assistenza sociale. Una ricerca del 2015 condotta dall’istituto centroamericano di studi fiscali ha rivelato che quell’anno la spesa pubblica per i popoli nativi è stata del 2,2 per cento del pil, mentre per i meticci di lingua spagnola è stata del 6,5 per cento del pil.
Anche se quasi la metà dei guatemaltechi parla una lingua indigena, i grandi canali televisivi e le principali emittenti radiofoniche trasmettono solo in spagnolo. Il governo ha assegnato tutti i fondi disponibili per i messaggi sulla prevenzione sanitaria alle tv e alle radio che usano lo spagnolo, mentre le emittenti locali o comunitarie non hanno ricevuto niente.
Il Guatemala è uno dei paesi dell’America Latina con la più alta concentrazione proprietaria dei mezzi d’informazione. Un monopolio per la tv in chiaro e un oligopolio per le frequenze radio. Sono poche le radio a vocazione comunitaria a cui lo stato ha assegnato una frequenza. Non è un caso che durante la pandemia le campagne d’informazione siano state insufficienti. Il ministero della sanità invia il materiale informativo all’accademia delle lingue maya per farlo tradurre, ma poi non si sa su quali mezzi d’informazione venga trasmesso o che diffusione abbia.
Secondo Silvio Gramajo, specialista di comunicazione e diritto dell’informazione, le politiche del governo hanno impedito alle popolazioni native di essere informate sulla pandemia, e questo ha inciso sulla prevenzione. “Le informazioni sono incomplete e poco chiare. C’è una grande incertezza. Nella sua trasmissione della domenica, il presidente dice cose diverse da quelle che si leggono nei documenti ufficiali. Questi diventano materiale per le comunicazioni rivolte ai cittadini, ma così non va bene, perché il linguaggio specialistico non aiuta”, dice Gramajo.
Per questo nelle località lontane dai centri urbani la responsabilità d’informare è ricaduta sulle autorità locali. Nel caso di Santo Domingo Xenacoj, “la comunicazione del comune ha brillato per la sua assenza. E il vuoto è stato riempito dalla radio”, dice Sián. Non è stato facile ottenere i rapporti ufficiali per trasmetterli alla popolazione kaqchikel. Sián spiega che il ministero della sanità non si è mai messo in contatto con loro. Hanno ottenuto qualche informazione dai consulenti del ministero dell’istruzione e del ministero contro la violenza, lo sfruttamento e la tratta di esseri umani. L’unico obiettivo della radio era informare la comunità, per questo ha diffuso senza sosta le misure di prevenzione stabilite dal governo e dal comune. Senza volerlo, è diventata la portavoce più affidabile.
Oltre alla trasmissione in studio, Sián fa anche delle inchieste sul campo: “Intervistiamo le persone e gli chiediamo di cosa hanno bisogno”, dice. “Agli anziani facciamo le domande in kaqchikel e poi le traduciamo in spagnolo. Se entra in vigore un nuovo protocollo di sicurezza al mercato comunale, andiamo sul posto e realizziamo un servizio per informare tutte le comunità. Se c’è qualcosa di importante che i pompieri o il centro sanitario vogliono far sapere, ne parliamo in spagnolo e in kaqchikel”. La radio, inoltre, ha ideato delle strategie per affrontare la crisi economica e alimentare, per esempio promuovendo il vecchio metodo del baratto: “Anche se non abbiamo soldi si può scambiare il mais con i fagioli”, spiega Sián. La comunità è incoraggiata a raggiungere la sovranità alimentare creando orti familiari con piante medicinali e ortaggi.
Sonia Margarita Sián Chile è una maestra bilingue e lavora anche come traduttrice e interprete per radio Naköj. Parla della collaborazione con altre organizzazioni locali come i pompieri, il personale sanitario e la polizia nazionale civile. Insieme hanno dato sostegno alle famiglie più in difficoltà distribuendo generi alimentari durante l’isolamento. L’obiettivo è ottenere “furgoni pieni di verdure e cose da mangiare”, che gli stessi volontari della radio distribuiscono nelle case più lontane dal centro urbano. Gli ascoltatori sono invitati a donare dispositivi di sicurezza per i pompieri e per il personale dell’unico centro sanitario del villaggio. Molti abitanti sono felici di aiutare.
Intimidazioni
Radio Naköj opera come decine di emittenti in Guatemala: senza essere riconosciuta legalmente dallo stato. Non ha la licenza della sovrintendenza alle telecomunicazioni, che concede i permessi sulla base di aste pubbliche (il costo finale di una frequenza dipende dalle offerte dei singoli partecipanti). Le associazioni delle radio comunitarie denunciano di essere osteggiate e criminalizzate dal governo e dalle radio private, che le accusano di usare illegalmente le frequenze. Sulle emittenti ufficiali vanno in onda campagne contro le “radio pirata”.
◆ Ex colonia spagnola, il Guatemala conquistò l’indipendenza nel 1839. Nel 1954 il presidente Jacobo Arbenz Guzmán, promotore di una riforma agraria, fu spodestato da un colpo di stato militare. Da allora si sono susseguiti vari regimi dittatoriali che hanno represso ogni movimento di riforma e si sono scontrati con la guerriglia armata. Nel 1985 il governo è tornato ai civili, ma i militari hanno continuato a condizionare la vita politica e la guerriglia si è riaccesa. Nel 1996 sono stati firmati gli accordi di pace tra il governo e l’Unione rivoluzionaria nazionale guatemalteca. L’attuale presidente, Alejandro Giammattei, è un conservatore contrario all’aborto e ai matrimoni tra le persone dello stesso sesso.
◆Quasi il 40 per cento della popolazione – circa 17 milioni di abitanti – è di etnia maya. Per molte comunità locali e per tutte le persone che non parlano lo spagnolo le radio comunitarie sono l’unica fonte d’informazione. Lo spagnolo è la lingua ufficiale del paese, ma le lingue maya sono state riconosciute dopo gli accordi di pace del 1996.
◆Il 14 ottobre 2020 i casi confermati di covid-19 nel paese erano 98.380 e le vittime 3.410 (dati Johns Hopkins university).
“Regolare i mezzi d’informazione comunitari è molto complicato”, spiega Sián. “Lottiamo da anni, da quando sono stati firmati gli accordi di pace nel 1996. Chiediamo che ogni mezzo d’informazione possa decidere quale lingua usare”.
Non si sa con precisione quante radio comunitarie ci siano in Guatemala. Alcune emittenti hanno regolarizzato la loro situazione, ma molte operano in una sorta di clandestinità. Ci sono anche radio commerciali prive di licenza. Per Silvio Gramajo, il problema principale è che lo stato non ha previsto politiche di tutela delle radio come bene pubblico. Sono trattate solo come oggetti commerciali. E poi “c’è una complicità tra la classe politica e i proprietari delle frequenze commerciali per emarginare le radio comunitarie, perché potrebbero sottrarre investimenti pubblicitari ai privati”. Insomma, conclude Gramajo, le autorità decidono arbitrariamente a chi concedere spazio e a chi no.
Nel 2016 la commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) ha scritto: “Dal 2000, in più occasioni, il relatore speciale della Cidh ha raccomandato al Guatemala l’adozione di un quadro giuridico per la radiodiffusione più giusto e inclusivo, che garantisca condizioni eque di accesso e di uso delle licenze, soprattutto nei villaggi indigeni del paese, storicamente esclusi dall’accesso e dalla gestione dei mezzi d’informazione”. La stessa commissione ha chiesto al parlamento guatemalteco di approvare il disegno di legge 4087, la Ley de medios de comunicación comunitaria. Ma non si è mosso niente. “Per noi non è solo un pezzo di carta. È qualcosa di molto più importante: il diritto alla libertà d’espressione e ad avere i nostri mezzi d’informazione”, dice Sián.
Nel 2019 la mancanza di protezione legale ha esposto radio Naköj a minacce e intimidazioni. Spesso dei veicoli non identificati si aggiravano vicino alla sede dell’emittente e varie persone facevano domande sul presidente del consiglio di gestione della radio. Sián e i colleghi hanno saputo che il ministero dell’interno aveva aperto un’inchiesta sulla radio. Allora hanno convocato un’assemblea coinvolgendo anche diverse organizzazioni sociali. Hanno presentato una denuncia davanti alla procura per i diritti umani e hanno chiesto l’apertura di un’indagine. Poi hanno avviato collaborazioni a livello locale, nazionale e internazionale. Sono passati alcuni mesi, racconta Sián, e non hanno più saputo niente. Secondo lui, il motivo delle intimidazioni è stato il lavoro giornalistico e d’inchiesta svolto dalla radio: l’informazione seria e critica infastidisce sempre il potere.
Nonostante le minacce e la mancanza di risorse, la radio si è mantenuta a galla grazie all’impegno costante dei suoi volontari e a una sorta di fratellanza con le altre emittenti comunitarie. “I colleghi delle altre radio condividono la loro esperienza, e questo rafforza il lavoro che facciamo”, racconta Sián. Con la pandemia il legame che da decenni unisce le emittenti locali si è consolidato: sono nate reti informative di radio che condividono una delle ventiquattro lingue locali, corsi di formazione e proficui scambi di esperienze.
La ricompensa
Radio Naköj è molto popolare a Santo Domingo Xenacoj. Anche se è difficile raccogliere dati sulla sua diffusione, secondo José Sián ha fra i tremila e i quattromila ascoltatori, un terzo di tutta la popolazione. Sono persone che ascoltano la radio a casa, nei campi e nelle maquiladoras, gli stabilimenti di manifatture destinate all’esportazione, che non pagano tasse e sono la principale fonte di occupazione nella zona.
Negli ultimi anni la radio è diventata un punto di riferimento e la fonte d’informazione principale per gli abitanti di Santo Domingo Xenacoj, che la incoraggiano a continuare a trasmettere nonostante le difficoltà. “Alcuni ascoltatori ci regalano provviste o raccolgono soldi da donare alla radio”, racconta Sonia Margarita Sián Chile, maestra e traduttrice.
Finora radio Naköj ha ricevuto la vernice per dipingere lo studio, un erogatore per l’acqua, prodotti alimentari, incenso, mascherine e perfino vestiti usati da vendere per pagare la luce o l’affitto del locale. Anche se lo stato ostacola il lavoro della radio, il riconoscimento della gente è la ricompensa più grande e la prova evidente che l’informazione seria nella lingua nativa di una comunità ha effetti importanti sulla vita delle persone. ◆ fr
Alejandra Gutiérrez Valdizán è una giornalista guatemalteca nata nel 1974. Ha fondato e dirige il sito di notizie Agencia Ocote. **Salud con Lupa **è un sito che si occupa soprattutto della salute pubblica in America Latina.
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Questo articolo è uscito sul numero 1380 di Internazionale, a pagina 60. Compra questo numero | Abbonati