Christian Caujolle è morto il 20 ottobre 2025 a Tarbes, in Francia. Questo è l’ultimo articolo che ha scritto per Internazionale. Caujolle era nato il 26 febbraio 1953 a Sissonne. È stato un critico, curatore e photo editor. Nel 1986 ha fondato l’agenzia fotografica Vu e dal 2008 è stato direttore artistico del festival Photo Phnom Penh. Dal 2008 collaborava con Internazionale alla sezione Portfolio.

Tyler Mitchell aveva 23 anni nel 2018, quando è diventato il primo fotografo nero a realizzare le foto per la copertina di Vogue Stati Uniti. Aveva ritratto Beyoncé nei panni di una madonna, e troppo rapidamente era stato celebrato come un “grande fotografo di moda”. Questo riconoscimento professionale era meritato, ma era anche riduttivo, perché lo costringeva in un unico ruolo, come in passato è successo in questo settore anche con grandi autori. Irving Penn per esempio, oltre che alle sue famose foto di moda aveva lavorato a serie importanti sui mestieri più umili a Parigi, sui costumi tradizionali e i gioielli in Marocco, e aveva realizzato composizioni astratte e nature morte. La stessa cosa accade con Sarah Moon, che nel corso della sua carriera ha realizzato ritratti, paesaggi, immagini di uccelli e di circensi, evidenziando una grande sensibilità e una poesia che ha poi saputo trasmettere nelle sue immagini di moda. Anche di Paolo Roversi spesso si dimenticano le delicate immagini in grande formato di uccelli scattate con la Polaroid o le prime foto di viaggio in India. Tutti questi sono grandi fotografi, non fotografi “di” qualcosa.

New horizons II, 2022

Oggi la situazione è cambiata. Arrivato ai trent’anni, Mitchell sta terminando la sua prima grande mostra itinerante che, dopo Berlino, Helsinki e Losanna è arrivata a Parigi. Nel frattempo, è stata pubblicata la sua prima monografia negli Stati Uniti e in Francia. E anche se continua a lavorare per riviste e marchi di moda, è rappresentato in esclusiva dalla galleria Gagosian, uno dei grandi nomi del mercato dell’arte contemporanea, che con la sua quindicina di sedi sparse in tutto il mondo propone artisti del calibro di Andy Warhol, Jeff Koons, Takashi Murakami, Roy Lichtenstein, Francis Bacon, Cy Twombly e Gilbert & George. Così come i fotografi più quotati in circolazione: Andreas Gursky, Cindy Sherman e Nan Goldin. C’è anche Richard Avedon, a cui Tyler Mitchell si sente molto vicino, in particolare al periodo iniziale della sua carriera quando Avedon era un militante contro la segregazione razziale, per i diritti civili e contro la guerra in Vietnam. Nel 1964, mentre lavorava per Harper’s Bazaar, Avedon pubblicò il suo primo libro, Nothing personal, con la prefazione dello scrittore nero omosessuale James Baldwin. Il libro ritrae il panorama di un’America radicalmente divisa, in cui Avedon accosta sapientemente un discendente di schiavi all’attrice Marylin Monroe, uomini politici di idee diverse a scrittori come Allen Ginsberg, persone borghesi a pazienti dell’ospedale psichiatrico in cui era ricoverata la sorella del fotografo.

Anche se le loro estetiche sono molto diverse, nel 2024 alla fiera di Paris Photo Mitchell ha esposto i suoi lavori accanto a quelli di Avedon nello stand della galleria che rappresenta entrambi gli artisti. Magari il risultato non era sempre convincente da un punto di vista visivo, ma l’impegno e la vicinanza di valori dei due artisti sono innegabili. Richard Avedon era un ebreo newyorchese nato nel 1923, Mitchell è un ex skater nato nel 1995 ad Atlanta, in uno stato segregazionista del sud come la Georgia. Mitchell è un artista di oggi ma, come aveva scoperto visitando per la prima volta una mostra di Avedon, sa che si può rimanere fedeli a se stessi anche se si lavora su commissione.

Curtain call, 2018

Cambiare la percezione

Le fotografie dell’artista afroamericano, quasi sempre a colori, sono per lo più caratterizzate da tinte delicate, ma possono proporre inattesi accostamenti di colori puri, come il giallo acceso di un tendaggio accanto a dei vestiti bianchi e celesti, o il rosso profondo e brillante che serve da sfondo a due ragazzi neri mentre uno di loro fa le bolle con una gomma da masticare bianca. I modelli fotografati da Mitchell di solito non danno l’impressione di posare, anche se si avverte che la scena è molto bene organizzata; al contrario sembrano giocare: creano situazioni spesso enigmatiche e si dedicano ad attività di cui non conosceremo mai le vere intenzioni.

Untitled (Red steps), 2016

Tutte le foto hanno in comune – oltre a un grande controllo dell’uso del colore, certamente frutto della sua laurea in belle arti alla Tisch school of the arts dell’università di New York – la rappresentazione di persone nere. Una scelta voluta e rivendicata da un artista che vuole cambiare la percezione dei neri in un universo caratterizzato da un razzismo storico e dai pregiudizi. L’intenzione è sbarazzarsi sia di un immaginario miserabilista (spesso pieno di buone intenzioni ma estremamente riduttivo), sia dell’immagine dei neri violenti. Ridefinire un’identità che metta al centro l’elemento umano, i sentimenti, uno sguardo sulla storia.

Ancestors, 2021

Questa volontà, anche se è politica ed esprime una rivendicazione ben precisa, non è mai legata a una visione aggressiva. Al contrario Mitchell rimanda con un certo romanticismo alla sua giovinezza, di cui ha nostalgia, componendo dei paesaggi calmi e armoniosi nella sua Georgia, con famiglie che fanno il picnic vicino a un fiume dove i ragazzi s’immergono, o ritraendo una scena vicino a una fonte d’acqua con delle sfumature di beige macchiate di verde. In un’altra immagine reinventa il personaggio di Narciso, mostrando un ragazzo che si dondola sopra uno specchio d’acqua in un equilibrio perfetto. Un altro ragazzo è ritratto mentre dorme sotto una zanzariera, avvolto da una luce dai toni caldi.

Cumberland island tableau, 2024

Questa ricerca d’identità è presente anche nella serie del 2020 in cui ha fotografato gli interni delle case di alcune famiglie nere, realizzata grazie a una borsa di studio della fondazione Gordon Parks, un altro fotografo, afroamericano, molto amato da Mitchell. Per questo lavoro Mitchell ha fotografato immagini di familiari, studenti, giovani sposi per raccontare in modo poetico la storia condensata in piccole cornici. Una poesia simile si ritrova nelle sue fotografie stampate su un tessuto fissato alla cornice.

Riverside scene, 2021

Anche se la combinazione tra moda, lusso e arte contemporanea influenzano la generazione di giovani artisti a cui Tyler Mitchell appartiene, nel suo lavoro l’artista cerca di sviluppare un discorso più politico. Non è un caso se può rivendicare l’eredità di fotografi neri che hanno segnato la storia della fotografia come Gordon Parks, Rashid Johnson o Carrie Mae Weems, creando foto e video di intensa bellezza, che immagina come delle utopie. ◆ adr

Convivial conversation, 2024
Chrysalis, 2022
La mostra e il libro

◆ La mostra di Tyler Mitchell **Wish this was real **è in corso alla Maison européenne de la photographie a Parigi fino al 25 gennaio 2026. Il libro, con lo stesso titolo, è pubblicato in inglese da Aperture ed è disponibile sul sito aperture.org. La versione francese, pubblicata da Atelier EXB, è disponible su exb.fr


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Questo articolo è uscito sul numero 1641 di Internazionale, a pagina 68. Compra questo numero | Abbonati