Il volo arrivato a Johannesburg il 13 novembre 2025 non è stato il primo a trasportare palestinesi fuori della Striscia di Gaza. Gift of the givers, l’ong sudafricana che si è occupata di dargli ospitalità dopo lo sbarco, ha affermato di averne già aiutati 176 arrivati in condizioni simili il 28 ottobre.
Il quotidiano israeliano Haaretz ha rintracciato un’altra operazione risalente al 27 maggio, quando 57 abitanti di Gaza sono stati trasportati all’aeroporto di Ramon, una base militare israeliana nel deserto vicino a Eilat, per poi essere imbarcati su un aereo gestito dalla compagnia romena Fly Lili. Dopo uno scalo a Budapest, il viaggio era proseguito verso l’Indonesia e la Malaysia. In un’inchiesta Haaretz ha ricostruito il ruolo svolto dall’“oscura organizzazione” Al Majd Europe, che ha gestito i trasferimenti: secondo le informazioni sul suo sito sarebbe stata fondata nel 2010 in Germania e avrebbe uffici a Gerusalemme Est. Il giornale però non ha trovato un’organizzazione registrata con quel nome e lo stesso sito è stato lanciato solo a febbraio. I link sui social media non portano da nessuna parte e i due “project manager” indicati online – Adnan di Gerusalemme e Muayad di Gaza – non sono rintracciabili. In una versione precedente del sito compariva il logo della Talent globus, un’azienda fondata un anno fa da Tomer Janar Lind, un uomo con la doppia cittadinanza israeliana ed estone, che si occupa di assistenza ai palestinesi di Gaza. Raggiunto dai giornalisti su un numero di telefono britannico non ha negato il suo coinvolgimento nella gestione delle partenze da Gaza, ma si è rifiutato di rivelare chi ci sia dietro l’organizzazione.
Haaretz ha anche scoperto che l’Ufficio per l’emigrazione volontaria, istituito a marzo di quest’anno all’interno del ministero della difesa israeliano per facilitare i trasferimenti da Gaza, ha incaricato la Al Majd di coordinare le partenze dei cittadini di Gaza con il Cogat (Coordinator of government activities in the Territories), un’altra agenzia del ministero responsabile della gestione delle questioni civili nei Territori palestinesi occupati.
Il quotidiano libanese L’Orient-Le Jour ricorda che già nell’ottobre 2023 un documento riservato del ministero dell’intelligence israeliano raccomandava di trasferire i più di due milioni di abitanti di Gaza nel nord del Sinai: “Il rifiuto categorico dell’Egitto e di altri stati ha portato Israele e i suoi alleati statunitensi a sondare altre capitali all’inizio del 2025, dopo il ritorno al potere di Donald Trump”. A febbraio il presidente statunitense, insieme al premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha suggerito di trasformare Gaza in una “riviera” sotto il controllo degli Stati Uniti, mentre i palestinesi sarebbero stati trasferiti in “una bella regione”, “un po’ più lontana” dal loro luogo di origine.
Il Sudafrica si è impegnato a fare chiarezza sulle circostanze degli sbarchi e ha chiarito di “opporsi fermamente” al piano israeliano per “cacciare i palestinesi da Gaza e dalla Cisgiordania”. Secondo il giornale Daily Maverick la questione principale è capire se la Al Majd sia solo “un’azienda predatoria che trae profitto dalla disperazione delle persone”, o se sia in atto “qualcosa di più sinistro che coinvolge il governo israeliano”. Il giornale sudafricano ricostruisce inoltre la confusione seguita all’arrivo del volo del 13 novembre all’aeroporto di Johannesburg: molti passeggeri non sapevano dove si trovavano e tutti erano stati privati dei loro beni dalle autorità israeliane al momento dell’imbarco. Mentre gli attivisti di Gift of the givers si occupavano di trovargli una sistemazione, le autorità di Pretoria esitavano “consapevoli anche della potenziale reazione dell’opinione pubblica in un paese con frange xenofobe molto attive”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1641 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati