Sanae Takaichi, Tokyo, 11 novembre 2025 (Kiyoshi Ota, Bloomberg/Getty)

Il 19 novembre la Cina ha sospeso le importazioni di prodotti ittici dal Giappone. La decisione, scrive Nikkei Asia, è legata alla crisi diplomatica tra Tokyo e Pechino scatenata dalle dichiarazioni della prima ministra giapponese Sanae Takaichi su Taiwan. Intervenendo in parlamento il 7 novembre, Takaichi aveva detto che un eventuale attacco armato di Pechino a Taiwan, con l’intervento della marina militare statunitense in difesa di Taipei, avrebbe messo la popolazione giapponese in pericolo e comportato la possibilità di mobilitare le Forze di autodifesa. Le parole della premier, eletta a ottobre, hanno scatenato la dura reazione di Pechino, che l’ha accusata di aver lanciato una “minaccia militare” contro la Cina. Takaichi non ha smentito le dichiarazioni, ma il suo governo ha affermato che la politica di autodifesa del paese non è cambiata. Tokyo ha inviato a Pechino un alto funzionario del ministero degli esteri, senza grande successo. Il governo cinese, infatti, ha detto che le dichiarazioni di Takaichi “hanno causato danni fondamentali alle basi delle relazioni tra i due stati”. Pechino ha poi inviato la guardia costiera nelle acque intorno alle isole Senkaku, contese dai due paesi, e droni militari oltre l’isola di Yonaguni, il territorio più occidentale del Giappone, vicino alla costa di Taiwan. La Cina ha anche emesso un’allerta per i cittadini cinesi intenzionati a visitare il Giappone e si stima che circa cinquecentomila persone abbiano rinunciato. Lunedì le azioni delle aziende turistiche giapponesi e di quelle di vendita al dettaglio hanno subìto un forte calo. Le esportazioni di pescato verso la Cina erano riprese di recente dopo che nel 2023 erano state interrotte a causa della decisione di Tokyo di sversare in mare le acque di scarico della centrale di Fukushima. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1641 di Internazionale, a pagina 31. Compra questo numero | Abbonati