L’incipit di un libro è molto importante. Il romanzo autobiografico di Julia Deck comincia molto bene, con queste parole: “Qualcuno ci pensa e qualcuno no”. La questione è seria: ciò a cui si pensa (o non si pensa) è la vecchiaia dei nostri genitori e la loro discesa verso la morte. Sarà un declino fulmineo o lento? Julia Deck non drammatizza, ma neanche si rifugia nella malizia o nell’umorismo, nero o meno. Il libro si sviluppa su due piani temporali. Il primo racconta gli ultimi giorni della madre dell’autrice che nel 2019, all’età di 84 anni, è vittima di un ictus. Resta sola a terra per 28 ore prima che arrivino i soccorsi. I genitori dell’autrice sono divorziati, e dato che lei è (in teoria) figlia unica, è sola ad accompagnare la madre da un ospedale all’altro, in reparti più o meno accoglienti. Il tutto si protrae per mesi, nonostante una prognosi iniziale che lasciava presagire una fine imminente. Il secondo piano temporale, che occupa un capitolo sì e uno no, ripercorre l’infanzia e la vita della madre, Ann, britannica, nata in un ambiente popolare, molto intelligente, appassionata di letteratura. Deck si discosta dalla tendenza a lodare i medici, perché quello di Ann ha commesso un errore consigliandole di sospendere gli anticoagulanti pochi giorni prima dell’ictus. Deck telefona a quel medico dopo l’ictus e non gli rivolge alcun rimprovero. Lui, contrito, le dice: “Coraggio!”. Commento dell’autrice: “Ho ucciso vostra madre, coraggio!”.
Virginie Bloch-Lainé, Libération
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Questo articolo è uscito sul numero 1634 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati