In La voce di Hind Rajab , la regista tunisina Kaouther Ben Hania ha inventato un dispositivo ibrido per raccontare quello che succede a Gaza. Ha scelto di usare nel film le vere registrazioni delle telefonate disperate di una bambina di sei anni con gli operatori della Mezzaluna rossa palestinese, mentre era bloccata in un’automobile tra i corpi dei suoi familiari, uccisi dall’esercito israeliano. E ha ricostruito quello che è successo nella sala operativa della Mezzaluna rossa, la lunga attesa di un’autorizzazione da parte delle autorità israeliane per mandare un’ambulanza dalla bambina. Autrice di un vero e proprio gesto cinematografico, Ben Hania gioca con i codici del thriller per mantenere una tensione costante e catturare l’assurdità e la violenza della situazione. Alle critiche di aver sfruttato il destino di Hind Rajab, la regista ha risposto: “Quando cerchiamo di dare voce ai palestinesi, veniamo sempre accusati di sfruttare la loro tragedia. È solo un altro modo per metterli a tacere. È in atto un processo di disumanizzazione, che rende le vittime meri danni collaterali. Il cinema, l’arte e tutte le forme di espressione sono essenziali per dare alle persone una voce e un volto”.
Boris Bastide, Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1633 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati