La protagonista e narratrice è Sara Villalba che comincia a lavorare nell’amministrazione pubblica di una città qualunque. Il romanzo la segue nel suo percorso di perfezionamento verso il nuovo impiego: dalla perplessità passa alla comprensione e a una certa adattabilità all’immobilismo paralizzante delle cose. Quando cercherà di cambiare dovrà rendersi responsabile di una trasgressione che metterà a rischio il suo futuro lavorativo. Parallelamente, Sara prepara un concorso pubblico che le permetterà di avanzare nella carriera, ma senza troppa convinzione. Quel senso d’impotenza di fronte alla burocrazia che conosciamo bene dal lato del cittadino, qui è raccontato dal lato del lavoratore. Le cose cambiano per Sara quando finalmente arriva RPlic@, “un complesso programma di ricezione e gestione dei reclami, allo sviluppo del quale avevano lavorato per mesi tre funzionari dell’area informatica”. La conferenza stampa di lancio è un disastro: i microfoni non funzionano, la proiezione si blocca, l’informatico inciampa e Sara, alla quale hanno chiesto di fingersi giornalista per fare numero, ha l’impressione di assistere a una commedia farsesca. È impossibile leggere di labirinti burocratici senza pensare a Kafka, e la protagonista del Concorso sembra in tutto e per tutto un’anti Bartleby.
Aloma Rodríguez, El Mundo
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Questo articolo è uscito sul numero 1632 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati