Il giornalista William Langewiesche apre Il bazar atomico (uscito per la prima volta nel 2007 in Italia) con un riferimento a Hiroshima e con una descrizione agghiacciante e precisa di come un’esplosione nucleare distrugge una città. Forse non era necessario un espediente così drastico per attirare l’attenzione sul vero argomento del suo libro: la diffusione illecita e inarrestabile delle armi nucleari in alcuni dei paesi più instabili del mondo. Il libro analizza con intelligenza i pericoli generati da questo ampliamento del campo di gioco globale. Il bazar atomico ha origine nel lavoro svolto da Langewiesche per il mensile The Atlantic per il quale era corrispondente prima di trasferirsi a Vanity Fair, e collega tra loro quattro sezioni distinte. Le immagini iniziali dell’apocalisse mettono in chiaro la situazione di estremo pericolo. Altrove, l’autore si concentra sui dettagli del contrabbando e della produzione di materiale nucleare, su nuovi tipi di minacce e tensioni tra paesi antagonisti e sulla carriera del dottor Abdul Qadeer Khan, il principale fornitore di tecnologia nucleare del Pakistan. È la prospettiva di Langewiesche su questi segnali inquietanti a rendere il suo libro insolito. “La nuclearizzazione del mondo è diventata la condizione umana, e non può essere cambiata”, scrive con autorevolezza. E sullo sfondo aleggia l’idea che forse stiamo entrando in un periodo storico in cui guerre nucleari regionali e limitate non siano una possibilità così remota.
Janet Maslin, The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1631 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati