Il 13 luglio Maame Frimpong, una giudice federale della California, ha ordinato all’amministrazione Trump di fermare gli arresti “indiscriminati” di persone sospettate di essere negli Stati Uniti senza documenti, e di consentire a quelle persone di contattare un avvocato. “Da quando Trump è tornato alla Casa Bianca, l’agenzia per il controllo delle frontiere (Ice) ha ampliato le operazioni contro gli immigrati irregolari, con l’obiettivo di espellere almeno tremila persone al giorno”, scrive il Los Angeles Times. “Questa strategia ha portato gli agenti a condurre retate per strada o nei luoghi più frequentati dagli immigrati, con un’attenzione particolare agli stati governati dal Partito democratico, arrestando spesso le persone in base alla loro appartenenza etnica o alla lingua che parlano”. Spesso gli arresti vengono fatti da agenti in borghese e a volto coperto che rifiutano di identificarsi. Secondo Frimpong, gli arresti indiscriminati potrebbero violare la costituzione. Il provvedimento della giudice è temporaneo e sarà in vigore finché non si risolverà la causa presentata da un gruppo di immigrati e cittadini statunitensi arrestati in California. “L’amministrazione Trump ha annunciato che farà ricorso e non ha intenzione di modificare la sua politica migratoria”, spiega il Washington Post. “La Casa Bianca ha dichiarato che gli immigrati entrati illegalmente negli Stati Uniti non avranno più diritto a un’udienza per la cauzione durante le procedure di espulsione, anche se vivono nel paese da anni. Saranno trattenuti fino alla fine del processo, salvo rare eccezioni”. Secondo attivisti e avvocati la misura è incostituzionale e discriminatoria. Questa strategia potrebbe colpire milioni di persone e complicare la difesa legale di chi vive e lavora negli Stati Uniti da tempo. L’amministrazione Trump ha anche ricominciato a espellere immigrati in paesi diversi da quelli d’origine. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1623 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati