Negli ultimi giorni la corte suprema degli Stati Uniti ha preso una serie di decisioni favorevoli all’amministrazione Trump, che potrebbero avere conseguenze profonde. La più importante riguarda l’ordine esecutivo con cui il presidente ha cercato di cancellare lo “ius soli”, cioè il diritto alla cittadinanza per chi nasce negli Stati Uniti, per i figli degli immigrati senza documenti. Il decreto non era mai entrato in vigore perché era stato bloccato dai tribunali federali, che lo avevano giudicato incostituzionale. La corte suprema non ha esaminato il merito della norma, ma ha stabilito che i giudici federali non potevano sospenderla tramite le cosiddette “ingiunzioni nazionali”, cioè sentenze che bloccano un decreto in tutto il paese. Ora l’ordine potrebbe entrare in vigore in 28 stati, ma non è escluso che possa essere bloccato da nuovi ricorsi. “La sentenza avrà ripercussioni sul rapporto tra potere giudiziario e governativo”, scrive il New York Times. “D’ora in poi i tribunali federali non potranno più usare le ingiunzioni nazionali per bloccare misure decise dal governo federale che hanno validità nazionale”. Con altre decisioni favorevoli a Trump, i giudici hanno dato il via libera alla revoca dello status di protezione temporanea per centinaia di migliaia di immigrati da paesi come Venezuela, Cuba e Haiti, hanno confermato il divieto per persone transgender di prestare servizio militare e facilitato i licenziamenti di dipendenti federali. In un’altra sentenza accolta con favore dai conservatori, la corte suprema ha anche sostenuto il diritto dei genitori a ritirare i figli da lezioni scolastiche con contenuti lgbt+, ampliando la portata delle esenzioni per motivi religiosi. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1621 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati