Una raccolta di cinquantaquattro testi inediti. Brevi, nervosi, asciutti come il corpo di un atleta, limpidi come cristallo. Il libro è dedicato a Pascale Robert-Diard, cronista giudiziaria per Le Monde, e a Stéphane Durand-Souffland, che svolge lo stesso ruolo per Le Figaro. Questi racconti, che trattano tanto della giustizia ordinaria giudicata in tribunale penale quanto dei crimini processati in corte d’assise, formano un insieme coerente. Gli altri testi evocano eventi autobiografici. Da ognuno di questi casi si potrebbe sviluppare un romanzo. Il processo a Nicolas Sarkozy, trasfigurato, in una telefonata con il suo avvocato, con l’improbabile nome di Paul Bismuth. O il processo a Jean-Marc Morandini, accusato di scambi quantomeno malsani con ragazzi minorenni e che pronuncia, come spiegazione e scusa, quelle frasi sentite un’infinità di volte nella aule di giustizia: “In nessun momento immaginavo una cosa del genere. Mi dispiace per le conseguenze dei miei atti”. Ma certo. E del resto, chi mai immaginerebbe che l’oceano in tempesta sia liquido, prima di tuffarcisi dentro? Yasmina Reza assiste anche al processo di Fabienne Kabou che abbandonò sua figlia Adélaïde sulla spiaggia di Berck-sur-Mer (Pas de Calais) perché fosse sommersa dalla marea. Reza parla di questi delitti senza cercare di tirarli in tutte le direzioni per estrarne delle verità eterne. La scrittrice rievoca anche il processo a Jonathann Daval che assassinò sua moglie, Alexia Fouillot, e si mostrò poi per settimane sui media, affranto, tra le braccia dei genitori della giovane che ormai lo consideravano come un figlio. Tutto l’orrore, tutta la miseria del mondo. Il resto del libro si svolge principalmente a Parigi e a Venezia, dove l’autrice possiede un appartamento. Venezia, le sue nuvole, il suo sole, la sua malinconia. Yasmina Reza ci offre rari frammenti della sua quotidianità. La sua è una vita priva di problemi materiali, senza l’angoscia del domani, non una di quelle vite sequestrate dall’ossessione quotidiana della sopravvivenza che limita l’immaginazione e la riflessione. La vita normale è uno di quei libri che si sarebbe tentati di raccontare per intero, come una fiaba per adulti. Ma qui Biancaneve, i nani e perfino la strega cattiva escono tutti bagnati dalla realtà. Régis Jauffret, Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1614 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati