The accountant 2 è il sequel spensieratamente insensato e piacevolmente rozzo di The accountant (2016), storia di un genio della matematica con una mira infallibile e dubbie capacità comunicative. Come il primo film, il sequel è violento, ha un intrigo complesso e una trama ben strutturata, anche se la maggior parte della tensione deriva dal vedere Affleck lottare per reprimere un sorriso mentre condivide lo schermo con un Bernthal esuberante. Non ha senso cercare di spiegare la trama. Non importa. Quello che conta è che il ritmo è agile, non appesantito da logiche narrative e sorretto dall’alchimia dei suoi carismatici protagonisti. Uomini comuni che, sotto pressione, caricano i fucili e riportano l’ordine in un mondo in rovina. Cosa che, semmai, può dire qualcosa sulla violenza, la cultura delle armi e la mascolinità negli Stati Uniti di oggi.
Manohla Dargis,The New York Times
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati