Partendo dal dramma di una paternità problematica Guillaume Senez, 46 anni e tre film all’attivo, vuole dare slancio alla sua opera e consolidare la sua reputazione di autore. Jay (Romain Duris) guida un taxi a Tokyo, parla fluentemente il giapponese e si è adattato alla perfezione agli usi e costumi del suo paese d’adozione. Al contrario, sua sorella Jessica (Judith Chemla), separata da un uomo giapponese e tenuta lontana dalla figlia Vanessa per ordine di un tribunale, arriva dalla Francia con tutti i fardelli della latinità. Si scontra quindi con l’intangibilità del principio giapponese (unico al mondo ad applicarlo) che consiste nel dare continuità alla situazione dei minori e affidarli esclusivamente al genitore con cui vivono. Proprio come la sorella, anche Jay ha sposato una giapponese e, come lei, ha perso una figlia. E qui si apprezza tutta la finezza della narrazione che, liberata da ogni pathos, ribalta completamente il nostro pregiudizio.
Jacques Mandelbaum, Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati