L’identità dei misteriosi Sault non è ancora stata svelata, ma intanto è arrivata la prima uscita del 2021 da parte della band militante britannica, che in questi anni ci ha abituato a pubblicare tanti album ispirati dalla tradizione della musica nera. Nine è un progetto che sembra perseguitato dai traumi del passato, quelli raccontati nei brani London gangs (che contiene un’interpolazione del classico scozzese Auld lang syne) e il monologo Mike’s story. Nine è un disco sulla rabbia interiore e sulle conseguenze fisiche di questo sentimento. La già citata London gangs è una delle canzoni migliori, una cosa a metà strada tra i Can di Mushroom e Mama’s gun di Erykah Badu. Il danno autoinflitto, e le sue connessioni con una più ampia disuguaglianza e discriminazione delle minoranze, è un tema esplicito del disco: prendete il soliloquio di Alcohol o la sublime malinconia che guida Bitter streets. Il tema dell’identità è presente anche stavolta, soprattutto in You from London , dov’è ospite la rapper Little Simz. Nine allinea il personale con il politico ed è un disco volutamente più crudo e aperto dei precedenti lavori dei Sault. Robin Murray, Clash
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Questo articolo è uscito sul numero 1417 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati