◆ I cittadini degli Stati Uniti hanno già cominciato a migrare a causa della crisi climatica, scrive il Guardian. Negli ultimi anni si è parlato molto della costruzione di un muro al confine con il Messico per fermare l’ondata migratoria dall’America centrale. Molti migranti arrivano dall’Honduras, dal Guatemala e dal Salvador, che si trovano in una regione vulnerabile al cambiamento climatico. Una lunga siccità cominciata nel 2014 ha distrutto le coltivazioni di mais e fagioli, spingendo molti agricoltori a migrare verso nord. Ma le migrazioni per motivi climatici avvengono anche all’interno degli Stati Uniti. In Louisiana, per esempio, si sta aggravando l’erosione delle coste, che costringe molte persone a spostarsi. Secondo l’Urban institute, nel 2018 più di 1,2 milioni di statunitensi hanno lasciato le loro case per motivi legati al clima. Nel sud del paese nei prossimi 45 anni uno statunitense su dodici potrebbe essere costretto a trasferirsi. Rispetto agli incendi lungo la costa ovest del paese, il disastro al rallentatore causato dall’aumento del livello del mare ha maggiori probabilità di causare spostamenti della popolazione.

Negli Stati Uniti si ricorda ancora il dust bowl degli anni trenta del secolo scorso, una serie di tempeste di sabbia che spinse all’esodo 2,5 milioni di agricoltori. I migranti furono accolti con ostilità finché non fu dichiarato incostituzionale respingerli. Oggi gli Stati Uniti devono nuovamente prepararsi ad accogliere i migranti climatici.

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Questo articolo è uscito sul numero 1379 di Internazionale, a pagina 110. Compra questo numero | Abbonati