Il 19 novembre la Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue) ha stabilito che la Commissione europea ha commesso un “errore di diritto” nel prorogare l’autorizzazione del glifosato, un erbicida contestato dalle associazioni ambientaliste.
Secondo la Cgue, Bruxelles avrebbe dovuto accogliere la richiesta delle ong di riesaminare un “regolamento esecutivo” del 2022 che prorogava di un anno l’autorizzazione del glifosato.
In seguito l’erbicida era stato autorizzato fino al 2033.
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La sentenza della Cgue riguarda anche il boscalid, un fungicida molto usato in agricoltura, i cui possibili effetti nocivi sugli esseri umani preoccupano alcuni scienziati.
“È sbagliato ricorrere in modo automatico o sistematico alle proroghe temporanee”, ha affermato la corte, contestando “le proroghe annuali brevi e ripetute che prendono il posto di autorizzazioni più durature con valutazione dei rischi”.
Tre associazioni avevano presentato ricorso contro la proroga temporanea del 2022: Pesticide action network Europe (Pan Europe), la francese Pollinis e la tedesca Aurelia Stiftung.
Pollinis ha commentato la sentenza definendola “un’importante vittoria per la protezione della biodiversità”.
“La giustizia europea ha sanzionato il sistema di proroghe automatiche concesse dalla Commissione europea all’industria agrochimica”, ha commentato.
“Si tratta un un sistema scorretto che permette a prodotti letali per le api, come il boscalid, di continuare a essere commercializzati molti anni dopo la scadenza dell’autorizzazione”, ha aggiunto.
Alcune ong, tra cui Pan Europe, avevano anche presentato un ricorso più ampio contro l’autorizzazione del glifosato fino al 2033, accusando la Commissione di “mancare al suo dovere di proteggere la salute pubblica”. Questo secondo procedimento è ancora in corso.
In seguito a una votazione degli stati membri che non aveva permesso di raggiungere una maggioranza, nel novembre 2023 la Commissione europea aveva rinnovato l’autorizzazione del glifosato per dieci anni, basandosi su una relazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) secondo cui il livello di rischio non giustificava un divieto.
Il glifosato, principio attivo di vari erbicidi diffusi in agricoltura, era stato classificato nel 2015 come “probabilmente cancerogeno” da un centro di ricerca dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).